MACS INGHIO "Aware"
(2018 )
Disco numero tre per il torinese (Massimo) Macs Inghio (Mirelli), che segna il ritorno in scena dopo la tribolazione, per dissidi con i musicanti, del precedente “Per la strada” di quattro anni fa costringendolo, nientemeno, a ri-editarlo. Ora, sterza nettamente stile con gli 11 brani di “Aware”, perché: guai! a rimanere fermi e non seguire i cambiamenti ciclici che ci pone la vita o, quantomeno, provarci con tutte le forze prima di issare bandiera bianca. C’era bisogno di un disco così: carico, tagliente, tellurico ma non distruttivo, zuppo di sudore e di inviti importanti ad intensificare il presente con vigilanza primaria. Già Macs picchia sodo con l’opener “Che fortuna”, perché anelava da tempo di liberarsi di un tizio scomodo di Tor(i)no, ed il fatto che non sopporta più di vedere differenze snobistiche e gioiose tra cane pregiato e “Cane bastardo” è manifesto marcato anche nel video-singolo dell’album. La variante heavy-grunge di “Ti ricordi?” sottolinea quanto Macs sia lungi dall’essere banale, sia musicalmente che con la vita stessa, e mai domo nel combattere la paura, in cambio di tentativi seppur onerosi ma di ristrutturante fierezza. Invece, “Mi piacerebbe non fosse cosi” è splendidamente incisiva e dolcemente martellante per inveire contro routine di comodo, fallimenti e clichè imposti, e tentare, semmai, di tramutarli in vantaggi opposti, senza piangersi addosso: brano imperdibile, dalla grande verve. Inghio è un limpido fiume in piena e la ricerca del suo linguaggio tende a semplificare concetti duri con parole dritte come spade, che penetrano nei cuori senza farli sanguinare, ma con l’intento di farli tornare a battere con baldanza e coraggio. Dopo l’intensa ballad “Tutte le volte”, il nostro torna spietato con “Una bestemmia per te”, con ruggiti chitarristici, grintose riflessioni e strali di pura insofferenza verso l’ipocrisia globale di chi tira, unicamente, l’acqua al proprio mulino. Lo sciame delle corde ronzinanti fendono il racconto, bisognoso di re-introdurre l’etica comportamentale per un dosato equilibrio del vivere e, localmente, Macs è un totem carismatico e autoritario che infligge il desiderio di ribellarsi per tornare ad una sana contemplazione, senza più scivolare nei trabocchetti della falsa informazione. Ma, “Chi avrà ragione?” in questo smarrimento totale? Colmo di rock verace, si tratta di un pezzo che tenta di spezzare le catene dell’immobilismo e lascia, sul finale, un quesito a ognuno di noi: ti conviene? A sigillare l’opera c’è “Arianna”, che trova, nel filo dell’intraprendenza, la sua chiave di sfogo, e sono quelle tipe solitarie che generano magnetismo in Macs in quanto lottano, ringhiano ma non demordono, e l’hard-rock di base è la pietanza gustosa da ingoiare in un desco apparecchiato d’energia. Con quaranta minuti in canna, “Aware” è un pregiato fucile che spara 11 cartucce con benevola ferocia, in modo che i colpi “a salve” siano, inizialmente, solo un monito(r) per ampliare visioni e mentalità: successivamente, se i bossoli risulteranno “letali” vorrà dire che superficialità, indolenza e pigrizia hanno centrato i bersagli dell’anima, per la serie: è l’inizio della fine. (Max Casali)