CARL STONE "Electronic music from the eighties and the nineties"
(2018 )
A due anni di distanza da “Electronic Music From The Seventies And The Eighties”, è tornato Carl Stone con “Electronic Music From The Eighties And The Nineties”, appena uscito per Unseen Worlds Records. L’album si esaurisce in quasi ottanta minuti ed è composto da quattro lunghi brani, tre dei quali solamente rivisitati. L’apertura è affidata ai suoni morbidi e ampiamente dilatati di “Banteay Srey”, un pezzo caratterizzato da suggestioni filmiche e trame tanto lineari quanto avvolgenti che, a causa della sua durata, finisce per diventare piuttosto piatto. Con “Sonali” si cambia completamente registro e si vira verso marimbe sintetiche che donano ariosità al pezzo e omaggiano una certa tradizione minimalista che ha influenzato anche Stone. “Woo Lae Oak” si riavvicina al modello dell’opener, con suoni lunghi che, più o meno improvvisamente, cambiano altezza e profondità, ma, ancora una volta, ventitré minuti sembrano eccessivi per un brano concepito in questo modo. A chiudere è l’inedito “Mae Yao”, fiore all’occhiello dell’album, che si snoda su un flusso ininterrotto di suoni striduli, glitch, e cambia faccia verso la metà, con un vorticoso fluire di suoni ancora prima ansiogeni, poi solo sognanti. “Electronic Music From The Seventies And The Eighties” è un lavoro complesso, che si attesta su livelli discreti, ma che fatica a brillare a causa della sua eccessiva lentezza. (Piergiuseppe Lippolis)