recensioni dischi
   torna all'elenco


NORMAN WESTBERG  "After vacation"
   (2018 )

Gli Swans sono noti nel rock sperimentale fin dal 1983, con i loro dischi violentissimi e le brutali performance live di Michael Gira. E' vero che Gira nel tempo ha sperimentato diversi stili musicali attraverso la band, ma stupisce ugualmente che il suo chitarrista di fiducia Norman Westberg, membro fisso della band, nel suo percorso solista vada in ben altra direzione. Del resto, è da diversi anni che nuota nell'ambient. "After vacation", uscito il 13 luglio 2018 per la Room 40 Records, è costituito da sei tracce, realizzate, come nei lavori più recenti, esclusivamente con l'irriconoscibile chitarra, modificata pesantemente, in modo da realizzare texture e profondi ambienti sonori. "Soothe the strings" è un esteso campo oscuro, e "Drops in a bucket" un bordone costante (oggi dicono "drone"). Il delay viene usato in dosi massicce in "Sliding sledding", dove ogni tanto si fa riconoscere lo strumento in quanto tale. Anche se, a prevalere qui è sempre un inarrestabile tappeto di note allungate, come quelle di "Norman seen as an infant". Quasi dodici minuti di volo a mezz'aria per "Levitation", dove il lungo fondale acustico diventa in un certo senso simpatico, si inizia a familiarizzare con la proposta totalmente statica. Che infine, in "After vacation", modifica la decisione estrema alla base di questo lavoro, cioè di riportare solo lunghi drones sonori. In quest'ultimo pezzo siamo orientati da un inciso sereno di chitarra acustica. Prestando attenzione, per pochissimi istanti si percepiscono nascosti degli uccellini, come fossimo trasportati in una scena a metà tra ambientazione naturale, e un'allegoria dell'interiorità. Il tutto sa di epifania, come il finale di "Inland Empire" di David Lynch. Ed è senz'altro musica che si presta a sposarsi con un ambiente esterno, dialogando con i "disturbi" imprevedibili. Oppure nel buio della propria stanza in solitudine, per affrontare le proprie oscurità. In ogni caso, ci vuole concentrazione. (Gilberto Ongaro)