hUMANOALIENO "Humanoalieno 2"
(2018 )
"Humanoalieno 2" è la seconda uscita dell'omonima band, ora in realtà divenuta progetto solista del leader Macs Villucci. Il quale sostiene che, nelle proprie canzoni, alternativamente prevalga il lato umano o quello più alieno. Ascoltando queste canzoni, il concetto si traduce in due versanti dei testi: privato, intimo e serio da una parte, pubblico, critico e faceto dall'altra. Lo stile musicale invece è frutto di influenze diverse, una variegata mistura di alternative rock e pop italiano d'autore. Lo straniamento inizia subito con "Inno italieno", provocatorio canto sguaiato delle parole dell'Inno di Mameli, intonato sulle note di quello russo... e la metrica sembra effettivamente sposarsi bene! Poi con "Gramsci" arriva l'inequivocabile schieramento partigiano della band, citando il suo "Odio gli indifferenti". Il rock sostiene una melodia scanzonata per alcune sferzate: "Quando discuti con un avversario, prova ad indossare i suoi panni, mi hanno detto (...) ma i panni dei miei avversari erano così sudici". Un dolce glockenspiel ci illude che stia per partire una lenta ninna nanna, invece "L'elastico" si rivela un pop estivo, con tanto di organo di tastiera e cori di "Uh-uh-uuh". Ci si focalizza qui sull'accostamento di frasi agli antipodi: "Io un criminale lo perdono lo so, non sono un violento. Consumare, crepare, tirare a campare, una bella pistola mi comprerò", e se la prende col qualunquismo: "Dici son tutti uguali, tutti rubano, tu non scegli mai", per finire con un annuncio al megafono: "Ricordate, non è importante dire ciò che si pensa ma quello che vi piace sentirvi dire". Il tono potenzialmente polemico è sempre smorzato dalla leggerezza della musica. "Non siamo soli" presenta l'arrangiamento elettronico tipico dell'itpop odierno, che esordisce con una frase funambolica: "Odio gli uragani, spettinano, e quelle rivoluzioni vadano a combatterle più in là". A metà la canzone accelera i bpm e diventa una dance strumentale. Ed ecco la parte più introspettiva dell'album con la chitarra acustica e gli archi di tastiera in "Sembianze", sui sogni che sono "segni da conservare in mano", e sulle tue "sembianze immerse in questa liquida luce". Un altro pezzo delicato, in inglese, è "Ballad of spring", un pop rock da R.E.M. con frasi luminose come "Your spring will taste of life so clean". Un piano elettrico caratterizza "Disincanto", pezzo soft che entra nell'ambiguo: "Toccami, entra nel profondo universo complice nei meandri tossici, in sussurri e vetro che non ti taglia più di me, deludimi". L'assolo di sax soprano è un tocco d'eleganza, e dall'ambiguo si passa nell'esplicito erotico con "Latex", sempre su un rock moderato: "Sotto lenzuola di rosa poi ti leccherei (...) eccoti, Guendalina, inginocchiati". Si torna un po' su di battiti con il rock new wave con "Ombrenere", con arpeggi continui di synth e un'aria pressoché cupa ("Quando tutto sembra essere un gioco, la noia uccide, non ti puoi salvare, hai visto vite e fiori appassire, sotto un caldo alito di morte"). Però il testo più alieno del lotto di canzoni è quello di "Se io lavoro", cover di una celebre brano de Le Orme degli anni '70, con un'ironia che oggi definiremmo "da Gazzé", che parla del lavoro da una prospettiva piuttosto improbabile, per un uomo medio intento a sopravvivere: "Se io lavoro è perché non so che fare, ho pochi amici con cui passare il giorno, e non vorrei che si parlasse male di me, che si dicesse che cerco solo di guadagnare...", poi devia in un pensiero da nostalgia bucolica: "Se dovessi tornare a nascere un'altra volta, direi al Signore di darmi la forza del contadino". Al contrario, la canzone "L'astronave" a dispetto del titolo è quella più umana. Chitarra acustica, note di chitarra elettrica pulita e vibrafono creano una tessitura quasi progressive, intendendo quello trasognato da "Felona e Sorona" de Le Orme. A sancire il sentore settantiano il sax tenore su questo andante. Le parole ancora una volta sorprendono, stavolta non per stravaganze, ma per l'accostamento di concetti normali ma in contrasto: "Mi sentirai imprecare da qui, senza reagire mi dirai per sempre sì, fermarmi non puoi, la mia pace non la scambio con niente". Quindi una voglia di chiusura e isolamento; ma subito dopo: "Non chiudere quella porta e non tracciare confini, è l'unico modo per non restare prigionieri, sforzati di capire le ferite degli altri". E' come se le due intenzioni si incontrassero e dialogassero. Questo pezzo in chiusura dà un senso nobile all'album, dal punto di vista dei contrasti testuali: richiede all'ascoltatore l'accettazione della complessità del mondo, senza cercare facili risposte di comodo. Tale nobiltà dal punto di vista musicale porta ad un frullato di stili, coerente nella propria incoerenza con le intenzioni profonde di Humanoalieno. (Gilberto Ongaro)