recensioni dischi
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RP BOO  "I'll tell you what!"
   (2018 )

Negli anni '90, a Chicago prendeva vita la footwork, genere di street dance guidata da house beats generati da un DJ sopra una camionetta, in testa ai cortei. Uno dei principali iniziatori e sviluppatori di questa forma di performance è RP Boo, che da quegli anni ha mantenuto immutato il suo sound e quindi la sua visione spaziotemporale. Claps e kicks, elementi che simulano le vecchie batterie elettroniche, la fanno da padrone ancora una volta nel nuovo lavoro "I'll tell you what!" (appena uscito per Planet Mu Records), con super bassi acidi ed esiti spesso ipnotici. La strada è evocata non solo come elemento di scenario della musica, ma anche della competizione costante: "We are at war in the street" è la frase campionata e reiterata durante tutta la traccia "At war". Il concetto è ancora più esplicito in "Earth's battle dance", perché le battaglie sono di tutto il mondo, non solo di Chicago. Qui nel flow ci sono estratti da voci del blues, affini a quelle che sceglieva Moby. Le voci campionate sono spesso sovrapposte, ottenendo un effetto straniante, questo soprattutto in "No body" e "Wicked'Bu"; in quest'ultima lo straniamento è dovuto anche alla compresenza di loop slegati fra loro, tra i quali uno di clarinetto, uno di rapidi arpeggi di un suono 16bit da chiptunes. Suoni imprevisti si trovano diffusi fra i pezzi, come quelli stellari alla fine di "Back from the future". Altri samples arrivano dal jazz come i brass all'inizio di "Cloudy back yard", anche se poi il brano è caratterizzato da suoni vocali conturbanti. "U-don't no" invece campiona un riff di pianoforte in gentile armonia di nona, che si sposa bene con il basso stabile e scuro, un po' meno con l'hi-hat rapidissimo della 808, ma quello è parte integrante del cosmo hip hop. Ci sono anche dei chiari divertissement come "Work the floor", dove sul basso terzinato il loop vocale "I'm go work the floor" viene bloccato spesso sulla sillaba "wo", ricordando la vecchia scuola analogica fatta scratchando i vinili. Su "Bounty" RP Boo prende il microfono e rappa, sopra il superbasso, e qui emerge nuovamente la lotta: "I'm gonna fight ya". Nella collaborazione con Dj Phil & Crossfire in "Flight 1235" altra frase significativa: "I walk the wall, that's why I can talk", sostenuta da un sample di cori in falsetto. Voci femminili in "U belong 2 me", house dritta con tanti bpm. Ancora cori nel pezzo di chiusura "Deep sole", che presenta anche un inciso di chitarra disco e suoni eterei da tastiera. Le voci anche qui vengono fatte bisticciare per due minuti, dando l'idea che parta una canzone "normale"; invece poi si incanta su un accordo sospeso, dove viene loopata la frase: "It's always beautiful at the end". Fatale frase che fa chiudere l'album sulla musica bloccata, e che può prestarsi a molteplici interpretazioni e dà spessore alla produzione. La scena House-O-Matics è dunque viva e vegeta, grazie anche alla costanza di RP Boo. (Gilberto Ongaro)