CHICKN "Wowsers!"
(2018 )
Affatto immediato né semplice da penetrare, ma sottilmente interessante e ben pensato, “Wowsers!” è il nuovo capitolo nella discografia della band greca Chickn, al ritorno - su etichetta Inner Ear - dopo il brillante esordio eponimo datato 2016.
In assetto-base i Chickn sono sei, nutrita formazione al servizio dell’estro camaleontico di Angelos Krallis, vocalist e multistrumentista la cui ombra lunga si staglia prepotente su queste nove tracce mobili e frenetiche: in un sabba largamente elettrico ed arrembante va in scena un pastiche in salsa retrò che impasta glam e psichedelia, Grizzly Bear e primi Tame Impala tanto per fare qualche nome d’attualità.
Attuale, certo, ma paradossalmente antico: l’esito è infatti - a suo modo - stordente e distopico, come un tuffo fra i ‘60 e i ’70 non privo di eleganza, sicuramente congegnato con intelligenza e rispetto per la materia. Trattano con padronanza un magma sonoro che tende alla saturazione, ma senza sacrificare l’elemento ritmico, atout preponderante a dominare queste trame battenti ed aspre.
Gli accenni freak disseminati ad arte nell’incalzante opener “Am I Cher?” si lasciano volentieri inghiottire dalle tentazioni kinksiane della successiva “Too Many Parables”, a sua volta preludio ai cinque minuti nevrotici ed irrequieti di una “I Cry Diamonds” che lievita a passo incalzante fino al funk truccato di “Chickn Tribe (reprise)”, dalle movenze sinuose e zoppicanti.
Sufficiente per indicare la direzione? Nemmeno per sogno, se è vero che “Egg Of Love” è addirittura uno sketch country, boutade da line-dance che tra una pausa e l’altra caracolla accomodante verso i sette minuti e mezzo di “China Must Win”, andatura suadente à la Neil Young che un’inattesa accelerazione finale manda a parare in un qualche altrove mistico.
Resta il tempo per la velocizzazione sguaiata di “The Elevational Love Of Frank Zappa”, specie di r’n’r’ sbracato sublimato in un chorus corale da pub, aria resa piacevolmente caotica dal bailamme dei fiati di Don Stavrinos, prima che “Cloud Over Athens” chiuda su una raccolta nenia visionaria, Barrett e Bowie a braccetto in una nube impalpabile. E’ quasi un raga ipnotico che si dilata in una coda lasciata alla deriva, ennesimo ed ultimo incantesimo di un album capace di attrarre nel suo gorgo infido: suggestivo, magnetico, imprevedibile. (Manuel Maverna)