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ANCIENT VEIL  "Ring of earthly… live"
   (2018 )

Teatrale, estroso, pomposo e nevrotico, ma anche rilassante e pieno di atmosfere che portano la mente fuori dalla logica schematica e prefissata della musica qualunque. Tempi e controtempi che stravolgono i canoni della musicalità, ed ecco che prende vita il progressive. Una storica rivoluzione condotta contro la musica-canzonetta e la sua monotona cadenza fatta di strofa-ritornello-strofa-ritornello e finale, imperante sul finire degli anni ’60. Nasce una musicalità nuova e dirompente, che porta gli artisti non solo ad essere validi musicisti (capaci cioè di saper suonare veramente uno strumento), ma ad avere anche una notevole presenza scenica e reggere l’impatto delle esibizioni live, dove si gioca sempre il tutto per tutto di fronte al pubblico. In studio si può realizzare qualsiasi cosa ma è sul palco che si fa la differenza tra il saper suonare veramente e la finzione. Si sono spesi fiumi di inchiostro e consumate le dita sulle tastiere di un pc sul Progressive ma non è mai abbastanza ciò che si potrebbe ancora dire su un genere che ha rivoluzionato il modo di fare la musica. Oggi tocca ad Alessandro Serri (chitarre, voce e flauto traverso), Edmondo Romano (sax soprano, flauti dritti, clarinetto, low whistle, melodica), Fabio Serri (pianoforte e tastiere), Massimo Palermo (basso) e Marco Fuliano (batteria e chitarra acustica) ripercorrere i trent’anni di musica degli Ancient Veil, con “Ring Of Earthly… Live”. Oltre settanta minuti di Progressive moderno che non lascia nulla al caso. Un lavoro di impatto che rispolvera i vecchi fasti del progressive con quel tocco di modernità che non lo fa apparire mai fuori moda. Dodici tracce, dodici tasselli di una carriera fatta di note sognanti, già a partire dall’opening track “Ancient Veil” in cui l’accoppiata basso-batteria si sposa alla perfezione con tastiere, chitarre e fiati, creando la perfetta alchimia che accompagna l’ascoltatore per oltre otto minuti. “Dance Around My Slow Time” si apre con voce e chitarra acustica per proiettarsi subito dopo nelle sognanti atmosfere del flauto e del piano, sostenuti da basso e batteria: un crescendo emotivo che ricorda la musicalità degli Yes ma che sa ritagliarsi la propria originalità in quasi cinque minuti e mezzo. “The Dance Of The Elves” condensa in due minuti esatti la magia del flauto e apre la via alla tanto misteriosa quanto rilassante “Creature Of The Lake”. “Night Thoughts” si apre all’inquietudine dei pensieri notturni e a sonorità quasi mistiche e meditative, interrotte dalla batteria e dal moog che fanno da intro ad una vocalità distesa: affinità all’estro dei “Genisis” fanno da cornice ad un brano che nei suoi otto minuti accarezza i sensi dell’ascoltatore. “New” nella sua brevità (meno di due minuti) funge da intro ai quasi diciotto minuti di “Rings Of Earthly Light (Suite)”, brano di punta dell’intero disco live: come ogni “Suite Prog” si passa da atmosfere decisamente sognanti a momenti di nevrosi, in cui la voce fa da trait d’union tra spazi liberi di creatività ed improvvisazione a momenti in cui bisogna “rientrare” nella struttura prefissata del brano. La “Suite” diventa il banco di prova della sintonia del gruppo nei cambi ritmici mostrando il segno della maturità artistica e della compattezza della band. “Pushing Together” si apre con un piano impregnato di malinconia e riflessione che fa da intro ad una vocalità dimessa: ma il cambio di atmosfera è dietro l’angolo e si viene proiettati verso sonorità liberatorie aperte al sogno. Sogno, pathos e magia che si trovano tra le note di “In The Rising Mist”, mentre l’imprevedibilità si impadronisce di “I Am Changing” e trascina il pubblico durante il solo di batteria sostenuto dalle tastiere. Chiudono il disco “If I Only Knew” e “Bright Autumn Dawn”, che ipnotizzano il pubblico e sono la conferma che, a cinquant’anni dalla sua nascita, il progressive è sempre giovane. Gli Ancient Veil celebrano trent’anni di carriera con un bel disco, carico di energia, profondo, riflessivo, sognante, magico: tutti ingredienti che si ritrovano al posto giusto e nel momento giusto, ossia in un concerto, laddove sguardi di intesa, sudore, contatto con il pubblico, imprevedibilità ed emozione, surclassano le ore passate in studio di registrazione alla ricerca della perfezione. Perfezione che solo dal vivo si può ricreare e trasmettere ad altri sognatori! Grazie Ancient Veil! (Angelo Torre)