recensioni dischi
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FABIO CURTO  "Rive, vol.1"
   (2018 )

Il cantante e polistrumentista Fabio Curto pubblica la sua quinta uscita discografica, tra Ep ed album, intitolata "Rive, vol.1", il che fa presagire l'arrivo di altri volumi. Siamo in presenza di un autore prolifico e multiforme. Significativo nominare qui, come prova della sua varietà stilistica, il suo esordio "Stelle rospi e farfalloni" del 2013, con quell'amore riversato per gli artisti di strada, il sapore da cantautore classico e quegli strumenti folk distanti da questo nuovo lavoro. Nei brani di "Rive, vol.1" emerge il lato più blues dell'artista, tant'è che, come Zucchero, Curto ha la tendenza a mischiare italiano ed inglese, anche se in questo caso la cosa è dovuta al fatto che molti brani in origine erano in inglese; Curto ha voluto fare lo sforzo di italianizzarli. Ciò non ha inficiato la resa, e in ogni caso il dato che spicca è sempre quello musicale. Notevoli i cori incisi in più brani, come "Suona con me", il singolo "Mi sento in orbita" e "Fragile". "Neve al sole" risulta il pezzo più radiofonico, con un inciso semplice di chitarra elettrica pulita, ritmo dritto in strofa, e un ritornello che si apre con voci sovraincise. "Only you" ha degli echi di Hozier, non a caso spulciando nella sua discografia si trova un'interpretazione personale di "Take me to church" (in "Fabio Curto", 2015). Il refrain è incisivo e resta impresso: "Siamo due montagne che si oscurano a vicenda". "Un'ora fa" è una canzone divertita, dedicata alla pratica dell'autostop: "Pollice in alto imperterrito (...) Mi piace dare il meglio di me stesso a chi prima non conoscevo". Accordi gravi di pianoforte per "L'airone", altro pezzo emozionante immerso nella solitudine ("Un oceano nel petto solo immagino cos'è"). Parole importanti in "Fragile" per chi esce da un percorso di disintossicazione: "Gente che cerca altra gente da sola, sono al completo le comunità (...) Ritornare a vivere nel mondo degli avvoltoi". La chitarra acustica diventa centrale nell'arrangiamento di "Domenica", un toccante 6/8 spirituale, che si focalizza sulle "saracinesche dei bar" e sulla mancanza di punti di riferimento: "Mi stringo nel gelo e poi giù, dove si perde il mio ponte, nel mal di mare in ricordo di una domenica, oh sorry mother, there's no place for me (...) buonanotte anche a te che non sai dove andare né piangere". Ci sono due bonus track, una è "Alone", unico pezzo interamente lasciato in inglese, che ancora una volta affronta il nostro essere soli, anche se la volontà è sempre quella di uscirne ("Analyst, analyst, I try..."). L'altra è "Via di qua", una rapida corsa di chitarra carica di buoni sentimenti: "Vorrei lasciare sempre una carezza a quei bambini che mi credono l'eroe del mio paese. Guerrieri della luce, salvate l'avvenire da quei grandi che hanno smesso di giocare (...) Vorrei vedere gente che apparecchia per le strade". Nel testo è presente anche un guizzo rivolto ai disvalori di oggi nei confronti di chi calcola la qualità sui numeri: "Vorrei ci ricordaste che il valore di un artista va ben oltre i dischi che non venderete (...) perché state insegnando che bisogna essere falsi stronzi o pazzi, non esiste un'altra via". Fabio Curto ha le idee chiare, e prosegue il suo percorso artistico in maniera ordinata, questa volta nel pop blues con esito efficace ed emozionante. Vedremo quale strada imboccherà nel vol.2! (Gilberto Ongaro)