STRAFE F.R. "The bird was stolen"
(2018 )
Dal 1979 il duo tedesco Strafe F.R. (Strafe Für Rebellion) è artefice di allucinazioni sonore che traggono linfa da uno spiccato senso della sperimentazione, che porta a dei collage di rumori controllati. Dopo una pausa dell'attività e un ritorno nel 2014, il 2018 vede la luce il nuovo lavoro "The bird was stolen", appena uscito per la Touch Records. E come accadeva in "Lufthunger" (1991), il pianoforte viene ancora una volta rovesciato e preparato in ogni maniera che ispiri a Bernd Kastner e a S.M. Syniuga, con esito quasi da danza malata ("Pianosmoke"). Come accade spesso nella musica sperimentale, diverse idee arrivano da un imprevisto, o da un errore creativo. Ad esempio, per la traccia "Himmelgeist", alcuni rumori sono ottenuti dal registratore analogico Uher, che aveva avuto un problema. Qualunque disturbo, qualunque graffio solitamente non voluto e nascosto, qui diventa materiale centrale. L'effetto è a tratti allucinogeno, a tratti pauroso. "Jovian Tempest" è una continua modulazione ondeggiante di stimoli sonori analogici e digitali mescolati. "Prepper's Home" ospita una sequenza di due note d'allarme (o di suoneria, chi può saperlo) che erano presenti anche in "Jovian Tempest", creando una continuità da incubo, come quel brutto volto che non volevi rivedere in sogno, e ti si ripresenta. Ci sono anche voci umane, rese disumane, come in "Aconite", dove il parlato ripete le frasi inerenti al titolo dell'Lp dietro un effetto di forte tremolo. Tra distorsioni di chitarra messe in loop e rese indistinguibili dal noise, ci sono concesse delle note di archi synth. In "Anophelis" le vibrazioni più basse ottenute dal pianoforte raggiungono il subconscio, al pari di certi toni lugubri di Trent Reznor. Qui la voce di Caterina Da Re canta stralunata in mezzo a questi rumori dal timbro d'acciaio. Dal solido si passa al gassoso (ed elettrico) in "Cap de Barbaria", costituito nella prima metà da soffi ed aria quantizzata, e nella seconda metà da scosse elettriche, che scottano come le scintille di un flessibile fissate senza protezione. Dal solido al gassoso, manca lo stato liquido; ed eccolo in "Flare", con rumori resi melodici (e di nuovo tornano quelle due allarmanti note udite a inizio album, che non vogliono abbandonarci, neppure in "Megalitic"). "Medusa" invece, tramite fischi presi in prestito dai Kraftwerk e un tappeto di rapidi input, sembra rappresentare fotoni di luce che viaggiano più veloci della luce. Esperimento analogo, più lisergico, in "Dictator" e "Violet sun". Altre trasformazioni della materia si possono apprezzare in "Golden stomach", dove le note intonate di un vibrafono vengono tenute nascoste, sotto la prevalenza dell'aspetto rumoristico. In coda all'album, "Towton" ospita una batteria; anch'essa non sfuggirà alle manipolazioni del duo di scienziati pazzi. E qui torna anche Caterina Da Re, con le sue note libere (anche perché impossibili da collegare ad una qualsivoglia armonia). Il ritorno degli Strafe Für Rebellion li fa ritrovare ai propri ascoltatori pressoché immutati, nella loro costante ricerca di rumori sempre più agghiaccianti ed affascinanti. (Gilberto Ongaro)