recensioni dischi
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FLORIAN GREY  "Ritus"
   (2018 )

“Ritus” è il nuovo album dei Florian Grey, che arriva a tre anni di distanza dal debutto “Gone” e rappresenta un capitolo importante per la formazione tedesca, nata come one man band. Anticipato da tre singoli, “Ritus” include dodici tracce più una bonus, per un totale di circa quarantasette minuti di durata. La nuova fatica discografica dei Florian Grey è fortemente influenzata da suoni darkwave anni ottanta e si muove agilmente fra pop e rock. I brani non sono mai troppo simili fra loro e questo rappresenta un aspetto positivo per un disco che, per sua stessa natura, si propone di prendere e ripresentare elementi dal passato, più che innovare. Rispetto a “Gone”, “Ritus” ha un suono più corposo e ruvido, più proteso verso l’hard rock, sebbene non manchino parentesi melodiche e catchy come “Bereft”, uno dei pezzi più riusciti del lotto. Se “Bluecifer” contiene già alcuni degli stilemi di “Ritus”, il primo acuto arriva con “My Babylon” e il suo incedere inquieto e avvolgente. Nel mezzo compare un altro dei brani che testimoniano l’avvenuto salto di qualità, ovvero “The Unknown Pleasure”, con vaghe tracce di post punk nella fase iniziale, mentre la chiosa è affidata alla lunga e solenne “Catharsis (Closing Ceremony)”, impreziosita da una coda nella quale spicca un cantato molto ispirato. Il cambio di formazione e la scelta di indirizzare il sound verso un obiettivo più definito hanno pagato e “Ritus” segna un netto passo avanti rispetto all’album d’esordio. (Piergiuseppe Lippolis)