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TERENZIO TACCHINI  "The get drunk"
   (2018 )

Dapprima come Boogie Boy Gueseto, ed ora come Terence Turkeys - ops - Terenzio Tacchini, trattasi di one man band che non vuole far sapere il suo reale nome. Chitarra elettrica, voce, armonica, un piede per la grancassa e l'altro per il rullante, capelli lunghi e basettoni, e via! I concerti dal vivo sono una performance ginnica non indifferente. L'approccio orgogliosamente garage si fa veicolo di canzoni urlate e disperate. E l'album "The get drunk" ne contiene undici, la maggior parte delle quali dura meno di due minuti. In più episodi la voce ha un tono beffardo, come in "All my troubles", dove le urla intonate in coro sembrano una riedizione dei Beastie Boys. Dopo la titletrack strumentale arriva "The hangover", un brano che potrebbe essere stato pensato da Beck. Essendo fautore anche della parte percussiva, è facile notare la naturale sequenza di accenti corrispondenti fra chitarra e batteria, che nell'insieme suonano quasi confusi, e ciò contribuisce ad acuire la dimensione alcolica dello stile. "Anymore" ha un tempo più cadenzato, ma il groove non spegne la fiamma della voce abrasiva. Si corre nuovamente con il riff lisergico di "Got you on my mind", e con il proto punk (o post surf?) di "Speechless". La velocità punk prosegue con "Shame", con "To the ground" che ricorda lo spirito dei Ramones, e ancor più nella folle "Please steal my money", urlata da Terenzio come se non ci fosse un domani. Invece si torna sull'andante grazie al giro hendrixiano di "Believe me", carico di blue feeling. Il brano a metà aumenta d'intensità, per poi tornare al groove iniziale. E' il pezzo che più assomiglia ad una canzone "normale" per struttura, con tanto di parte solista; nel resto dell'album, più che la ricezione di strofe e ritornelli, spicca la potenza grezza dell'artista. Giro allucinante per "Someday", di sessantiana memoria (The Kinks), e infine un'ultima disperata corsa con "Breakdown", chiusura di un album rapido e tagliente, che mostra la veemenza di un musicista che basta da solo a fare spettacolo sul palco. (Gilberto Ongaro)