recensioni dischi
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SPREAD  "Vivi per miracolo"
   (2018 )

Difficile stufarsi di dischi cosi. La terza opera dei bergamaschi Spread dà la netta sensazione che dentro le 10 tracce di “Vivi per miracolo” ce ne siano altre decine, come se suonassero svariate bands condensate in una soltanto. Quando ti stai abituando ad un genere, ecco che il geniale combo bergamasco te lo voltura rapidamente senza darti il tempo d’indovinare cosa ci aspetterà il prossimo minuto. Con il prezioso supporto di Alberto Ferrari dei Verdena ecco, quindi, quel disco che si cerca sempre con poche speranze, quel disco che trasforma lo scetticismo (di non scorgere più qualità) in coraggio concreto e di intravedere nuovi e brillanti panorami per la musica di oggi. Si comincia con la dinamica wave di “Trumpolino”, tirata a lucido a velocità sostenuta con sospensive ritmiche sul finale. “Sottinsù” svela più volti stilistici: ci trovi schegge di pop-beat, come cavalcate country ed inserti orientaleggianti mentre, con l’effettistica graffiante e bizzarra di “Koskoosh”, danno il via ad un tourbillon d’accordi intrecciati ed estranianti. Con il post-rock (e a tratti prog), “Ccnnpp” si guadagna la palma del brano più insolito ed affascinante dell’opera. Man mano che li ascolti, i Spread ti girano la frittata con sorprese a raffica e tutto questo può generare solo ed unicamente da una grande sperimentazione di “work in progress”. Non può essere vero? Allora, fate scorrere “Cifre uniche” e “C’è chi non lo sa”, e avrete coscienza di quanto questi ragazzi siano stilisticamente inafferrabili, mischiando generi con sterminata fantasia, spiazzando il fruitore con un cantato incalzante e deciso. “Fedora” tenta la strada della ballad, ma la loro inusuale pulsione prog è, spesso, in agguato e fa presagire che, nell’insieme, loro sono già indiscussi pionieri del genere. Con sezioni acide ed urticanti, “Spaghetti, aglio e odio” la condiscono con gustose salse d’elettronica e piccanti sonorità. Fidatevi: ve lo confermerà anche l’ultima traccia che quest’album non è un “Fuoco di paglia” ed ognuna ha connotati distinguibili: qui con loops martellanti, controtempi, virate ipnotiche ed una quadrata identità, a sostegno di una genialità compositiva inopinabile. Se ogni giorno è un dono che si ripete con ineluttabile precarietà, salvaguardiamo quelle poche, sostanziali concretezze che fan continuare il miracolo della vita, cominciando (perché no?) da questi esempi di musica entusiasmante. (Max Casali)