recensioni dischi
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OKER  "Husene våre er museer"
   (2018 )

Gli Oker sono un quartetto acustico di stanza a Oslo, composto da Adrian Fiskum Myhr (basso), Jan Martin Gismervik (batteria), Torstein Lavik Larsen (tromba) e Fredrik Rasten (chitarra). Le sperimentazioni della band passano per tonalità aperte e ritmi decostruiti, pezzi improvvisati e diversi tipi di approccio alla musica collettiva, tutti elementi rinvenibili nel nuovo lavoro “Husene Våre Er Museer”, appena uscito per la Sofa Records. I brani che lo compongono sono sette, tendenzialmente lunghi e molto eterogenei. Il disco si apre con il ritmo teso e percussivo di “Drivved”, pezzo che segue una lenta evoluzione e che sfocia in “Furer”, anch’esso incentrato sul lavoro delle percussioni che dominano la scena. “Kortbolge”, fra sovrapposizioni sonore e dissonanze, è un pezzo che sembra più figlio dell’improvvisazione, poi “Nesler” riesce a dare voce a una chitarra fino ad allora piuttosto timida. Nella seconda metà del disco, gli Oker stipano “Utsyn”, coi suoi rumori di fondo, “Soldugg”, dominata dall’atonalità, e “Ekvator”, più lineare e suggestiva. “Husene Våre Er Museer” è un lavoro che esaspera alcuni concetti legati al mondo della sperimentazione e dell’avanguardia e che, per tale ragione, al netto di diverse buone idee, scorre poco fluido. Gli Oker hanno confezionato un prodotto destinato a un pubblico fidelizzato e la sensazione è che difficilmente questo lavoro possa permettere ai neofiti di avvicinarsi a questo tipo di sonorità. (Piergiuseppe Lippolis)