STEFANO ZENI "Parallel paths"
(2018 )
Il violino come non l'avete mai sentito. Il versatile violinista Stefano Zeni ci fa ascoltare gli esperimenti con il suo strumento in "Parallel Paths", dove lo strumento stesso assume forme inaspettate, frutto delle esperienze dell'artista in molteplici realtà musicali. Se nell'iniziale "Sit on the fence part 1" riconosciamo ancora il violino da solo, semplicemente condito con un po' di effetti, già con "Free time in Central Park" le cose cambiano. Un 5/4 dove le corde sono percosse in maniera da imitare una chitarra ritmica. Il tema viene eseguito da un violino midi, all'unisono con un fischio prima e con un cantato astratto poi. L'assolo sembra imitare lo stile di un tastierista al synth. In "Twilight" Stefano fa un featuring jazz con il vibrafonista Mike Mainieri, mentre nella straniante "Intensive care" c'è un pizzicato effettato ed uno strofinamento noise sintetico, sul quale si inserisce una melodia che evoca scenari a metà tra il barocco e il classico; però gli effetti la riportano al Novecento psichedelico. Poi arriva Jean Michelle Jarre... no, non è vero, però la titletrack "Parallel paths" ha un suono elettrico da chitarra rock e la composizione ricorda le idee del pioniere dell'elettronica francese. Ritmica percussiva nel conciliante "She plays in the snow", mentre ci si tuffa nel puro jazz da bar anni '30, con Boris Savoldelli alla voce scat in "Blue crab", dove Zeni a un certo punto scimmiotta la tipica chitarra dai toni chiusi in accompagnamento. Reminiscenze prog in "Reflected images", mentre la comparsa di un wah è l'ausilio per creare un groove in "Skipping rope" che invita quasi al ballo. Una voce incisa più volte accompagna "World in colours", che ha un sapore naif, poi si raggiunge il pop rock con "Innate behaviour", dove il suono del tema si avvicina a quello di un kazoo. "Perhaps it will change" ci concede di riascoltare il violino in maniera riconoscibile, mentre torna ad assomigliare al synth in "Orange clouds in the horizon", sopra a quella ritmica che si mostra ormai marchio di fabbrica, che a metà brano viene pure distorta. "Peacefully" ritorna nella classica, con un'armonia tenera, dove però si incide comunque un'improvvisazione, con il suono compresso. Cala il sipario "Sit on the fence part 2", parte più lunga di quella iniziale, dove si continua con quello stesso suono modificato. Alla fine vi chiederete se realmente avete ascoltato musica realizzata al 90% dallo stesso strumento, eppure è così. (Gilberto Ongaro)