recensioni dischi
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NEMESIS INFERI  "A bad mess"
   (2018 )

A tre anni di distanza dal precedente “Natural Selection”, i bergamaschi Nemesis Inferi sono tornati con un nuovo full length, intitolato “A Bad Mess”, che segna una nuova tappa nel processo evolutivo di una band in perenne trasformazione e mai troppo simile a sé stessa. Dopo gli inizi a suon di black metal sinfonico, i Nemesis Inferi avevano lentamente virato verso sonorità gotiche di cui, ora, restano solo piccole tracce, che vanno a inserirsi in un contesto più vicino al thrash e al post thrash, comunemente noto anche come groove metal. Prodotto da Jaime Gomez Arellano (Paradise Lost, Ghost, Sólstafir), il nuovo album della band sembra rappresentare un buon compromesso tra un sound roccioso, com’è prassi per il genere, e concessioni melodiche, che possano incrementarne la fruibilità. Aperto dal ritmo denso e travolgente di “Open Your Mouth”, il disco si attesta subito su buoni livelli e non conosce particolari momenti d’affanno. “Breaking Bad” alza subito l’asticella, grazie a un percorso arzigogolato e ad un incedere che esalta le capacità tecniche dei musicisti, mentre qualche reminiscenza goth appare nel singolo “Anything Anymore”. Brillante è la chiosa, prima col crescendo di “Crawling In The Dust” e poi con la violenza di “Vertigo”. “A Bad Mess” rappresenta una svolta decisiva verso un genere nuovo, ma i Nemesis Inferi hanno saputo praticarlo già con grande consapevolezza e maturità, confezionando un prodotto che farà felici gli amanti del metal italiano. (Piergiuseppe Lippolis)