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JOZEF DUMOULIN & ORCA NOISE UNIT  "A beginner's guide to diving and flying"
   (2018 )

"A beginner's guide to diving e flying", nuovo album di Jozef Dumoulin & Ocra Noise Unit appena uscito per Yolk Records, è musica polverosa. Non nella sua accezione di sporco, bensì nel fatto delle dimensioni degli elementi che compongono le quindici tracce. Si tratta di schegge disordinate di pianoforte, contrabbasso, clarinetto, flauto, sax e tantissime percussioni, che esplorano un tipo di improvvisazione particolare. L'intenzione è quella che si improvvisi senza uno spartito di riferimento, ma che il lavoro di composizione avvenga in maniera istantanea, in contemporanea all'esecuzione. Come rompere un piatto, e poi prendere i cocci (che ovviamente si formano in maniera casuale), ed incollarli al muro in maniera artisticamente significativa e narratologicamente sensata. Ciò significa che se, per istinto, mi viene da eseguire accordi lunghi e statici sul pianoforte, quel che farò successivamente dovrà in qualche modo essere coerente, e dopo un po' magari ripescare un mood raggiunto più di due minuti fa. Impresa non facile. Gli accordi statici usati come esempio poco fa, sono riferiti al primo esperimento, "As above, so below". Il pianoforte non esce da questa iniziale empasse, ma il contrabbasso lo sostiene con delle pulsazioni regolari, e i fiati si agitano cercando di risvegliarlo, senza successo. "The garden" aumenta la tensione con note gravi e minacciose del contrabbasso, mentre lievi si fanno sentire delle percussioni. Il tutto è molto soffuso, ma da "Imagined rotation" si cambia aria: il pianoforte fa appoggi brevi e alternati a lunghe pause, forse si sta svegliando. Il flauto lo accompagna senza scioccarlo, però suonando in staccato: l'effetto è quello di un oggetto traballante. Dissonanze e atonalità all'ordine del giorno. In "Second room" il pianoforte è ormai "attivo", anche se cammina ancora con la tazza di caffelatte in mano, ed espone continue progressioni che non hanno mai termine, mentre il clarinetto alterna lamenti glissati a trilli primaverili. Con "Little Lemon" Jozef è ormai vivace al pianoforte, e inizia a far sentire rapidi virtuosismi. Anche le percussioni acquisiscono importanza nella... composizione improvvisata, tanto da restare sole in più episodi. Tutti i musicisti contribuiscono a un'idea collettiva estemporanea, e nessuno prende il sopravvento sugli altri se non lo indica chiaramente l'esplorazione. "Mild" crea lunghe pause febbrili, nelle quali stanno tutti fermi in un silenzio assordante. C'è da dire che alcune tracce durano 5-6 minuti, parecchie altre meno di trenta secondi o di un minuto, come "Peering and palpation", una raccolta di rumori che paiono bicchieri percossi. E anche tutto il resto dell'album segue queste coordinate scoordinate, con episodi di rilievo quale "The Bristelcore Pine", dove le note velocissime di pianoforte sembrano mimare gli input di un circuito elettronico. Le fantasie alle percussioni spiccano soprattutto in "The hand" e il brano dal suggestivo titolo "Little flower expanding", mentre il clarinetto trova la propria catarsi dal gusto novecentesco in "Something about a horse". "A beginner's guide to diving and flying" è uno di quei dei pochi casi in questo tipo di musica dove, sebbene il live resti comunque irripetibile e insostituibile, la cristallizzazione dell'esibizione in studio non risulta impoverita dalla sua riproduzione in differita. Forse è così proprio per il fatto che non abbiamo ascoltato un'improvvisazione totalmente libera (che ha senso solo se ascoltata dal vivo), ma Dumoulin & tutta l'Ocra Noise Unit si sono impegnati a improvvisare con un'intenzione costruttiva, anche se in corso d'opera. Creare un "danno" non calcolato, per poi aggiustarlo tutti insieme. E' un lavoro coraggioso, che sposta il concetto di alea dall'anarchia ad una sorta di "autogestione". (Gilberto Ongaro)