recensioni dischi
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HADEON  "Sunrise"
   (2018 )

Il pantheon del prog metal ospita dei nuovi adepti, gli Hadeon. Il loro Lp "Sunrise" dimostra in primis, a parte il virtuosismo espressivo della chitarra solista, soprattutto la vena compositiva, l'utilizzo alternato tra parti distorte e acustiche, maggiori/minori e diminuite/eccedenti, chitarra e tastiere. "Thoughts 'n' sparks" mostra subito questa scrittura fresca, con una digressione swing all'interno di un brano principalmente dritto, con archi di tastiera e riff di chitarra marziali. La capacità melodica del chitarrista si sente maggiormente in "Chaotic picture", dove esegue un tema cantabile. Cambi di velocità e di ritmica caratterizzano il resto del pezzo. "I, divided" è il più esaltante per la scrittura. Il forte intro è costituito da tale sequenza armonica: primo grado, quarta eccedente, sesta maggiore e quarta maggiore. Poi la musica abbassa il volume in favore di una fase cantata lenta e riflessiva. Bridge in 7/8, ripartenza con chitarra acustica, finale che, seppur con accordi diversi dall'introduzione, ne recupera l'epicità. Le percussioni mediorientali di "Never thought" ci trasportano in una dimensione sonora completamente diversa, con chitarre acustiche dapprima agitate con un tocco deciso, poi arpeggiate à la Genesis. Più si prosegue con l'ascolto, più l'agitazione aumenta. "Lightline" apre con una chitarra da supereroe, poche note lente su un tema solenne; ma poi la strofa prevede di lasciare spesso sola la voce con la batteria. Arriva una sommessa voce gorgogliante sopra un palm muting modificato nel suo timbro, che inquieta. Il testo inizia a parlare di pianti, di stelle e disastri in una fase malinconica con chitarra pulita. Poi torna il palm muting però col suono "normale", dove si nasconde una voce delirante, un po' come la risata in "Brain Damage" dei Pink Floyd. E nel finale ecco le armonie diminuite ad anticipare il brano più inquieto: "Hopeless dance". "When darkness covers my face" canta la voce, e infatti il riff aggressivo di chitarra affianca sospiri e sussurri. L'unisono tra chitarra e basso ricorda i meccanismi interni a certi pezzi cardine dei Dream Theater. Se un bridge conciliante sembra tranquillizzarci, il finale invece sancisce l'angoscia del brano. Agli Hadeon però piace il lieto fine, e "Sunrise" fa letteralmente sorgere la chitarra solista da un'introduzione serena di pianoforte. In fase acustica la voce ci rassicura: "Don't be afraid". Gli assoli di chitarra sono ciò che resta più impresso del felice brano di chiusura, di un album che piacerà ai devoti del prog metal, anche per la sua capacità narrativa. (Gilberto Ongaro)