recensioni dischi
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SINTOH  "Ciao sono ciao"
   (2018 )

Sintoh è simpatico, e ha voluto fare della sua simpatia il suo disco d'esordio. "Ciao sono ciao" è un album di otto canzoni pop, con chitarra acustica in primo piano e degli arrangiamenti semplici ed essenziali. Qualche detrattore indie ha già avuto modo di offendere questa scelta, perciò se vi riconoscete in quel tipo di bauscia che, con l'aperitivo in mano, parla di forme uniche nella continuità di sta cippa, smettete di leggere, perché vi si gonfierebbe il nervo alternativo. Sintoh ci dice che la scaletta delle canzoni è casuale, eppure la traccia d'apertura casualmente è quella con l'argomento più amaro, a dispetto di tutto il resto: "Vera". Sulla chitarra acustica stoppata swingante, e una voce che corre come quella di Gazzé ne "Il solito sesso", ci viene raccontato l'esito drammatico delle scelte di Vera, una ragazza che voleva ingenuamente divertirsi ed è finita male, perché "la vita è sleale": "Vera quella notte in un'ora ha sepolto sorrisi ed innocenza per un vestito corto, (...) non immaginava si potesse pagare un prezzo tale per giocare". "Nintendo" è pop puro in tonalità maggiore, con tanto di fischiettio e strings di tastiera, zuccheroso forse quasi in maniera esagerata: musicalmente sembra un pezzo dei Gazosa! Qui Sintoh canta il proprio distacco dall'abitudine odierna di scrivere continuamente sui social le proprie opinioni non richieste: "Non ho più voglia di commentare né di far saper la mia, tanto nessuno cambierà idea". Il ritornello celebra la Nintendo e i giochi anni '90 dove il nostro passa la maggior parte del tempo, al posto di fotografare i piatti per Instagram. In "Sapendo che" emerge ancor di più il lato naif: il cantato sembra quello di Tricarico, pur facendo meno capricci con la voce. E nella nostalgia si ricorda una personalità introversa che vorrebbe uscire allo scoperto: "Sapevo mostrare il dito medio ma dietro la schiena". In "Caronte" compare la chitarra elettrica (ma non spaventatevi, è un'innocente Fender Stratocaster, con un po' di tremolo nel ponte), e si affronta il dubbio di tutti i ventenni: ha senso fare l'università oggi? E ci sono immagini famigliari significative: "Guardo il mondo dal televisore di mia madre che mi chiede se sto bene". Carino il ponte con percussioni ed un organetto simil hammond anni '60. In "Social" si torna all'allegria acustica, con tanto di kazoo. Sintoh è un consapevole outsider, e ancora una volta si avverte un parallelo con Tricarico, stavolta non per la voce ma per il testo che si affianca a "E' di moda", quando Francesco se la prende con i calciatori: "Ogni quattro anni, mondiali di calcio (...) io non lo so come si fa a dar dei calci ad una palla". Forse per il contesto ironico dell'Lp, convince poco "Gattamorta", il classico pezzo su una storia d'amore che finisce, che inserito fra gli altri sembra quasi forzato, pensato a tavolino, perché bisogna mettere sempre un pezzo sentimentale. "Uno zero" è un'altra canzone su quel disagio onnipresente dell'autore, che si paragona agli altri, il che lo fa sentire uno zero. Nonostante l'arrendevolezza del testo, c'è una nota bassa di flauto che rende il ritornello più avvincente. L'album si regge su piccole finezze di arrangiamento, e viene chiuso dal veloce pop rock "Fariseo", la canzone che lascia più straniti. Perché il testo è la classica risposta libertaria contro un bigotto giudicante, appunto un fariseo, tanto da dirgli: "Somigli a un ariano". Eppure la melodia è così elementare, e la musica ha quel senso di pulito, che sembra per l'appunto suonata da un catechista. Un contrasto strano (forse voluto forse no) che indica una tranquillità nell'agire senza fare male a nessuno, che non necessita di un suono scioccante per, come direbbe Renga nei primi Timoria, "dimostrare ma che cosa chissà". Del resto, di questi tempi le provocazioni con chitarre distorte, urla e dissonanze sono così inflazionate e scontate, che ripartire da una canzonetta fintamente ingenua può essere più efficace. Come prima prova, "Ciao sono ciao" delinea un cantautore che vuole farsi spazio senza vergogna nel mainstream pop (e non nell'itpop) con la leggerezza di Alex Britti. E allora gli facciamo gli auguri, visto l'affollamento. (Gilberto Ongaro)