recensioni dischi
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MORRISSEY  "You are the quarry"
   (2004 )

Rinchiuso nella sua proverbiale misantropia, Morrissey ha trascorso gli ultimi sette anni a difendersi, con snobisitico disgusto, dagli attacchi della vita e dalle delusioni causate dai flop degli album più recenti. È dunque riemerso solo per restituire “le quindici miglia di m**da” (pressoché testuale da “How Could Anybody Possibly Know How I Feel”) che il mondo gli ha inflitto? L’inizio sembrerebbe provarlo. Mitraglietta alla mano, comincia subito a sparare contro l’ipocrisia e l’ignoranza americane (“avete portato l’hamburger/sapete dove potete mettervelo”, "America Is Not The World”). Poi si passa agli inglesi cromwelliani (“Irish Blood, English Heart”), quindi, in ordine sparso, ai poliziotti (“puttane in uniforme”), agli esattori delle tasse, ai giornalisti. Era dai tempi di 'Viva Hate' che non si sentiva un Morrissey così ispirato e ficcante, ma anche così melanconicamente solo da invocare ancora vecchi amori (“Let Me Kiss You”, "I Like You”). Il cantato, commosso sugli slow vecchio stile (“Come Back To Camden”) e aggressivo sugli up-tempo quasi-punk (“The First Of The Gang To Die”), è la nota migliore di un album che, Marr a parte, aggiorna con efficacia (compresi loop e synth elettro-acidi) il suono ed il songwriting che un tempo furono degli Smiths. (Max Malagnino)