recensioni dischi
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GIORGIO STAMMATI  "La festa patronale"
   (2018 )

C’è molto clima urbano nel primo e.p. di Giorgio Stammati, benché il titolo porti a pensare più a contesti paesani. Comunque sia, “La festa patronale” ti getta addosso il grido dell’inadeguatezza, del fuori luogo, della frenesia contemplativa che, più intensamente, offre la città. Non conta il fatto che l’artista sia di Formia: certo, trattasi di paese, ma lui pensa in modalità cittadina, cerca il guizzo provinciale per ammaestrare l’anelito del vivere senza farsi ingoiare dagli infiniti sguardi vuoti verso il cielo e da vacua routine. Prova a delineare una (im)probabile formula risolutiva con 6 pezzi che suonano vagamente retrò ma con ottimi spunti di coraggioso indie-pop. I suoi àmbiti descrittivi celano il nemico numero uno: il tempo. Già… come passarlo nella maniera più proficua senza annoiarsi nelle solite sagre di paese o nelle alienanti solitudini? Ad esempio, per passare “Il pomeriggio” Stammati mette in rilievo una chitarra acustica in gran spolvero, per esorcizzare lo strale ossessivo del canto, e poi è convinto che “Il parere del timido” sia troppo importante per non onorarlo con una bella stesura simil-funky, descrittiva di quelle visioni che mal si digeriscono nel nostro vivere. Particolare, invece, risulta “Il guardaspiaggia”, che ambisce all’originalità più acida, con le corde vibranti impegnate a rincorrere i cambi di tempo. Notare, piuttosto, come le tastiere retrò (ma strategiche) di “Clean house” diano la chiara idea del disagio in un climax indie, e come la title-track sia un un’eloquente viaggio ipnotico di paranoie e sbadigli, vissuti con la frenetica ricerca di un’individualità chimerica ma d’imminente rivelazione. Le turbolenze fioccano come neve calda, come freddo deserto, come tiepido vivere, ma Giorgio ha ancora forza per decretare che “Non abbiamo le scarpe adatte”, con la traccia, forse, più easy, ma sempre e comunque con tessuto abrasivo. Se sia vero o no, era importante che Stammati togliesse i sassolini anche da scarpe inadeguate che, seppur calzate con evidente impaccio, lo porteranno a camminare spedito verso altre prove interessanti, a patto di evolversi con rinnovata maturità lasciandosi alle spalle l’insofferenza per… la festa patronale. (Max Casali)