recensioni dischi
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THE ROOTS  "The tipping point"
   (2004 )

“Don’t Say Nuthin”, il singolo che anticipa il nuovo album dei Roots, è così incomprensibile che la casa discografica Geffen ha stabilito un premio per chi indovina cosa dice Black Thought, il rapper del gruppo di Philadelphia. 'The Tipping Point' si presenta ostico se ci si intestardisce a cercare un superhit come “The Seed” (scritta in realtà da Cody Chesnutt), quello che aveva fatto la differenza tra 'Phrenology' e i cinque album precedenti nella carriera ultradecennale dei Roots. 'The Tipping Point' si presenta come un album di voci e percussioni, frutto di profondo lavoro sulle ritmiche, tanto che il vero protagonista è il batterista ?uestlove (come nell’assolo di “Outro”, forse disponibile solo nella versione giapponese del CD). A lato dei brani pensosi (“Guns Are Drawn”), ci sono quelli leggeri come “Duck Down”, con interventi vocali che sembrano rifare il verso dell’anatra. In “Why (What’s Going On?)” si avvicinano al rock, massacrando tutte le band funk-rock, Chili Peppers compresi. Non contenti, si infilano poi in oltre 10 minuti di “Melting Pot”, una traccia della storica soul band Booker T & The MG’s (altro bonus per i giapponesi?). I Roots hanno scelto l’hip hop come mezzo espressivo, ma potrebbero suonare di tutto. E in modo divino. (Giulio Brusati)