recensioni dischi
   torna all'elenco


LA BOCCA  "Evoluzioni"
   (2018 )

Il duo bresciano La Bocca (Gian Franco Riva, detto Jean, e Alessandra Lancini) giunge al suo secondo album in studio, "Evoluzioni", con dieci canzoni dove quasi sempre sono protagonisti i loro due strumenti: basso acustico e voce. Ogni tanto si aggiunge qualche suono in più, come piano elettrico e base dance in "Alla radio", il suono synth di "The killing moon", unico pezzo in inglese, e il pianoforte che qua e là riempie gli arrangiamenti essenziali. Ne esce un pop jazzato, dove la voce di Alessandra esprime la propria eleganza. La personalità della proposta ha incuriosito Sergio Sgrilli, che oltre a essere un noto comico è anche un chitarrista e produttore, e così l'album è stato prodotto dalla sua Menti Pensanti. Le canzoni sono diverse ed imprevedibili rispetto a quella di apertura, "Terra", che facendo pensare ad Arisa porta fuori strada. "Alla radio", introdotta da un giro di basso con groove funky, fa sentire il tono divertito della cantante che si fa coinvolgere in macchina da una canzone alla radio. E come fossimo in discoteca, la sua voce viene modificata, ci si diverte anche con l'autotune. L'automobile è protagonista nei brani due volte; qui viene definita come "casa a cinque porte", mentre diventa un'amica in "Ti aspetto": "Io rimango qua con la mia macchina, che compagnia mi fa". Il pezzo ha un sentore swing e inizia e termina con un vociare da ristorante. Non ci sono solo pezzi spensierati: "Profumo", dove canta Gian Franco, introduce elementi cupi: "Oggi ho tradito l'alcool per un sorso di Acqua di Giò su un corpo di donna (...) ho accecato la luna e deriso il sole", e soprattutto la voce di Alessandra qui diventa un disperato pianto spaventoso. "Il mondo che mi aspetto" narra brutti episodi di umanità sbagliata: un uomo che con finta gentilezza offre la giacca a una ragazza, per poi accoltellarla, un bambino trascurato dai genitori che si trova a giocare sparando a una finestra con un fucile. E in tutto questo Alessandra si chiede: "E' questo il mondo che mi aspetto? No, io no". Un introduzione cantata da Riva e registrata in presa diretta, con tanto di fruscio d'aria, fa iniziare "Sole nuvole", un 6/8 meno predicatore ma più romantico. Le parole ripetute "Non tornano più da me" sono accompagnate da un assolo solenne di tromba. Torna il groove con "Shock", dove si resta sul vago ma non troppo: "Ci sono cose che non vanno dette (...) gli ideali muoiono nelle compresse". Sirene di polizia rincorrono il senso di vuoto di pensiero espresso dal testo. "La calma" è una risposta all'agitazione che questo senso di vuoto comporta: "La calma dopo il disordine, mi riscopro misantropa. Devo disintossicarmi per dare un valore al vivere". Dal punto di vista dell'orecchiabilità, questo è il pezzo più pop, e dà una giusta indicazione per la confusione mentale che abbiamo: "Rivoglio il silenzio, la quiete incantevole". L'album finisce con "Tre", che affronta un ménage à trois. La voce inizia imitando le pause di "Pensiero stupendo", poi sul blues inizia a scivolare tra i tentacoli della fantasia: "La vuoi, mi vuoi, poi lei ci sta, è un gioco e questa volta si fa, la luce che di colpo si spegne, lo vuoi, ci vuoi...". Lei ci sta ma "Che cosa provi non capirò mai". Viene a rispondere direttamente lui, con voce sospirata: "Io, lei, noi, (...) che cosa provo non capirai mai". Dopo questo finale hot arrivano due ghost tracks. Una è un imprevisto scherzo di Sgrilli, un pezzo piano-voce che non convinceva il duo e che lui ha voluto inserire lo stesso. Non capisco il motivo del dubbio, dato che forse si eleva sulla media dell'album, che è già buono di per sé, ma qui si vola; tra blues, pop e tensione narrativa. Il testo poi gioca tra i colori bianco e nero, come i tasti del pianoforte, e le parole sono incastrate in maniera molto interessante ("Bianco, candido e infingardo [...] velluto il tuo veleno"). La seconda traccia fantasma è una versione leggermente industrial di "Ti aspetto", cantata stavolta da Riva. La scelta di restare solo con basso e voce è interessante anche se a tratti parecchio radicale, per la registrazione in studio: infatti, gli episodi con qualche leggera aggiunta di contorno nell'arrangiamento, rendono le canzoni più complete senza risultare appesantite. Resta la curiosità di vedere la performance dal vivo di La Bocca, soprattutto in "Profumo", episodio che lascia sbigottiti. (Gilberto Ongaro)