recensioni dischi
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BEATRICE CAMPISI  "Il gusto dell’ingiusto"
   (2018 )

Il primo disco della musicista e cantautrice siciliana è un progetto davvero interessante. Beatrice Campisi, meridionale trapiantata al nord, mette in questo album tutto il suo studio (pianoforte, canto e teatro), la sua gavetta e le sue passioni musicali, jazz, musica popolare e canzone d’autore. “Il gusto dell’ingiusto” prende il titolo da un episodio narrato da Sant’Agostino, in cui un uomo ruba delle pere non per reale necessità ma solo per il gusto dell’ingiusto, appunto. Questo interessa alla Campisi, il dualismo che regna in ogni essere umano, il contrasto tra bene e male. Musicalmente il disco è davvero molto vario, dallo stile un po’ folk del primo brano “Avò”, al jazz da big band di “Un sorso di Mezcal”, dal valzer con clavicembalo di “Via Quieta”, che parla della convivenza ai tempi dell’università in quel di Catania. E poi la dolce ballad “Cielo a pois” che narra del piacere di fermarsi ogni tanto in questo mondo dai ritmi forsennati, “Mondo sintetico” (con intro del grande Claudio Lolli) dal ritmo psichedelico scandito da un bel basso, “Come edera e tango” in cui viene raccontata a ritmo di tango e bolero una malattia che distrugge il corpo mentre la mente rimane lucida. Tra i brani migliori anche la dolce ninna nanna per arpa e voce di “Non sono” e “Luna lunedda” che chiude l’album, dallo stile folk e col testo tratto da una filastrocca popolare. E poi c’è ovviamente la vocalità della Campisi, una voce “importante” e sicura che dà significato ad ogni parola dei ricercatissimi testi che canta. Un’artista da tenere d’occhio per un disco che le auguriamo sia il primo di una lunga serie. (Francesco Arcudi)