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SAMSA DILEMMA  "Wake up Gregor!!"
   (2017 )

Il sobrio alternative rock dei Samsa Dilemma, affine a quello degli Idlewild, si carica delle aspettative sognatrici del fondatore Riccardo Pro, musicista ma anche militante politico. Non si farà menzione qui del suo partito, poiché si parla di musica e non di indottrinamento; però forse lo potrete intuire, in quanto la sua appartenenza emerge nella scrittura dei testi, non tanto come indicazione elettorale, piuttosto come sfondo filosofico e umano, in quanto persona appassionata e convinta delle proprie idee. L'impegno politico quindi va considerato nella sua accezione più nobile, e cammina di pari passo con suoni e parole, un po' come lo era necessariamente per i Manic Street Preachers. Chiusa questa doverosa premessa, parliamo di letteratura. Il nome Samsa Dilemma fa riferimento al personaggio più noto di Kafka, Gregor Samsa, che un giorno si risveglia e scopre di essere diventato un orribile insetto. Il titolo "Wake up Gregor!!" è un invito al risveglio rivolto all'ascoltatore, prima che la trasformazione sia irreversibile. C'è bisogno di un nuovo Rinascimento, e i pezzi fanno trasparire questo senso di urgenza. La prima canzone viene introdotta dal suono di chiamata del telefono fisso. La comunicazione inizia con "Fluttering of a lonely flag", che invoca i danni del progresso incontrollato: "Let's stop this foolish suicide". "Rotten underneath", riallacciandosi al leit motiv dell'album, parla del marciume interiore che dobbiamo affrontare, quello che ci è stato indotto dai media: "Misrepresentation of your past, present, future, destiny". "Inside you my soul is free" introduce nel rock un po' di sentimento e malinconia, grazie ad accordi e arpeggi in settima maggiore, che ricordano l'alt rock anni Novanta. L'aspetto romantico cresce con "Summer's play", un brano per pianoforte, viola, violino ed arpa. Il ritornello contiene anche un simpatico cambio di tonalità imprevisto, anche se siamo sempre all'interno di assonanze rilassanti: "I took my wings" dice Pro. E con le ali andiamo al prossimo pezzo, il primo (finalmente) in italiano: "i-Progresso". Il brano, pop rock con viola spesso in primo piano nelle improvvisazioni e una struttura non banale, è un invito al coraggio. Un po' come Gabbani che in "Magellano" ci invita a superare i propri limiti, Riccardo canta in maniera placida: "Non aver paura di perderti in un Eldorado di disperazione e consapevolezza, entrambe servono (...) dietro i tuoi sogni sappi cosa si cela, lascia stare la cattiveria, che non ti appartiene". Soprattutto: "Se non hai coscienza della tua barbarie, sei destinata all'abisso che si apre sopra il mio divano, sopra il mio ombrellone, nel tuo hard disk esterno (...) nel tuo stesso cuore". Ecco, se con la premessa pensavate di trovare violenza politichese, vi siete sbagliati. Anche il brano "No hate" esprime la lontananza dall'odio, dalla guerra e dal bispensiero. A questo mi riferivo con nobili intenzioni: Riccardo auspica a un'autocoscienza collettiva, che faccia emergere il meglio di ognuno di noi, per prendere le decisioni migliori. Solo così possiamo salvarci dalle macerie. Ecco, poi c'è appunto il pezzo "Macerie", dove la band suona come una "base" per far rappare Riccardo, e qui invece si scade nella predica (laica). "Non mi farò sorprendere dal gioco in atto, un meccanismo per renderti un mentecatto, per impedirti di capire cosa sta succedendo, mi farò ammazzare prima di cascarci". Si citano MPS, Unipol ed altri istituti finiti nei giornali per scandali vari. Si fa il dispetto agli amici dei nemici: un artista può anche fare denuncia, ed è encomiabile quando lo fa, ma deve saperla porre in una prospettiva critica più elevata. Si cita pure Pericle, asserendo che "non crede più in nulla", ed è "pronto a diventare Giuda". Chiaramente vuol dire che pure il politico più puro in mezzo ai traditori, rischia di farsi succhiare dal sistema corrotto, e questo è pacifico. Peccato che Pericle, anche se ricordato come uno dei più importanti statisti di Atene, è noto anche per aver tenuto il controllo personale di tutto, con metodi che oggi ricorderebbero personaggi poco democratici... Per fortuna è un unico caso infelice nell'Lp, e tra l'altro alla fine cambia aria trasformandosi in una corsa punk che copre un po' le parole; preferiamo i Samsa Dilemma quando si mantengono nell'ambito umano ed esistenziale, che è più profondo ed efficace. "Lights are changing" è un altro bel pezzo con pianoforte e viola. L'ultima canzone, "Snowy life", è un tranquillo alt rock con vibrafono, ma contiene un concitato dialogo tratto dal film "Blues Brothers"; il pezzo chiude con la linea telefonica dell'inizio, che ora dà il segnale di chiamata chiusa. La comunicazione è finita e, a parte la filippica in salsa rap pop-hoolista, i Samsa Dilemma hanno dei bei numeri da sviluppare, musicalmente e filosoficamente. In ogni caso, SVEGLIA! (Gilberto Ongaro)