LEO FOLGORI "Nuevo mundo"
(2017 )
E’ uno scrigno colmo di suggestioni ed immagini evocative il nuovo lavoro di Leo Folgori, che anela un netto desiderio di contaminarsi con derivazioni di ogni parte del globo ed in particolar modo dell’America del Sud, continente che sventola notoriamente il vessillo del ritmo e dal quale l’artista trae orgogliosamente spunti vari per colorare non poco il suo “Nuevo Mundo”. Pensiamo soprattutto alla magia del fatto che tutte queste influenze siano arrivate a farsi sentire anche in un borgo di circa 400 anime (come la sua natia Roviano), e l'artista le abbia assimilate con chiara eleganza nelle 10 tracce dell’album e le esprima con interessante cantato semi-cospirativo e sussurrante. Leo ci appoggia subito “La scimmia” sulla spalla per ricordarci che non si tratta di altro che la simbiosi dell’uomo, con i suoi maldestri e futili meccanismi, e l’unica mossa da attuare è liberare i propri corpi con scosse e movimenti di danza, fomentatrici di rinnovamento, e Folgori ci prova proponendo un gustoso reggae in salsa rimata. Non si scorgono “Nuvole” neanchè all’orizzonte di un blues placido e contemplativo. Il “Grido” del Nostro è quel narrare sottovoce storie ampie di cambiamenti e ripartenze con tocchi docili. Poi, stende un tappetino di flamenco con “Salve Regina” ornandolo con un brioso duetto. Ormai si capisce che il cielo è sereno, l’aria è fresca e le intenzioni schiette e ialine e, quindi, vamos “A bailar”, dal sapore latino-americano ma sempre con trama equilibrata e rispettosa che non fa trasparire la minima arroganza. L'artista non tralascia indizi ed aliti messicani nella title-track, con la complicità di cori che ti portano ad agglomerarti nel pezzo. Benchè si abbia voglia di altre scosse, è l’umile blues di “Avanti Marsch” a riportarci in atmosfere cantautorali che non fanno dimenticare che, nella vetrina di questo disco, c’è il rapporto tra uomo e terra, con istantanee evocative stampate su carta a 5 righe e 4 spazi. La coppia che chiude l’album (“Schiena di mulo” e “Dov’è”) sarebbe ideale soundtrack per un western di Sergio Leone con magnetici richiami di chitarra, rintocchi di campane, armonica e flauto che disegnano idealmente un cerchio d’anime intorno ad un falò. Generato in tre anni di lavoro, “Nuevo Mundo” ci invita, globalmente, ad una restaurazione personale e altruistica per rimodellare la sfilata umana con una passerella degna del grande dono della vita. (Max Casali)