PORN "The ogre inside"
(2017 )
Con un sound che si immerge nell'industrial tipico dei Rammstein, e una voce praticamente gemella a quella di Marylin Manson, i Porn giungono al loro terzo album "The Ogre inside", uscito nell'autunno 2017 per l'etichetta Rubicon. Testi carichi di oscurità percepibile anche solo dai titoli, vengono pronunciati su un fondo gotico fatto di tappeti di tastiere e chitarre pesanti con accordature abbassate. Per quanto riguarda la parte percussiva, come da copione nel filone industrial, la batteria acustica è spesso affiancata da suoni elettronici. Philippe Deschemin, cantante e autore delle canzoni, ha studiato psicologia e sociologia, e nelle canzoni si avverte che ha sfruttato le sue conoscenze, per rendere i temi particolarmente coinvolgenti. C'è un "ospite" particolare in diverse canzoni: la voce di Aleister Crowley, noto fondatore del moderno occultismo. Si può ascoltare piano fin dall'inizio del primo pezzo, "Sunset of cruelty" (un titolo, un programma...). La presenza di Crowley nella musica non è una novità nella musica pop e rock, anzi, è stato frequentato dai Beatles, Jimmy Page, Ozzy Osbourne, David Bowie e molti altri, ma raramente si può ascoltare la sua inquietante voce originale. Le strutture delle canzoni sfruttano spesso riff ripetitivi, tutti in tonalità esclusivamente minore, accompagnati da suoni lead di tastiera, come in "She holds my will". La velocità spesso è sacrificata, a vantaggio di un tempo andante e trascinato, come quello di "Spring" o di "Hilf mir" dei Rammstein. Un esempio di questi megalitici brani è "Nothing but the blood". "Death does not last forever" sfida la morte, attingendo nuovamente dall'esoterismo; "You will be the death of me" accelera un po' i bpm, accompagnando note dal registro vocale un po' più alto rispetto agli altri brani. Questo Male però non è solo osservato attorno a noi, nell'aldilà o in qualche figura mitologica antagonista. Citando Crowley: "La pia finzione secondo la quale il male non esiste lo rende soltanto vago, enorme e minaccioso". L'orco è in ognuno di noi, e va affrontato: così la titletrack "The Ogre inside" chiude l'album, tra un andamento costante e drammatico, e una voce che cerca di entrare nella coscienza dell'ascoltatore, spesso sospirando. Le ragazze wicca adoreranno quest'album, così come gli aspiranti maghi neri. Le intenzioni pericolose della band sono chiare ed esplicite, e destinate ad un pubblico maturo e consapevole. Come dire... bollino rosso! (Gilberto Ongaro)