POPPY ACKROYD "Sketches "
(2017 )
La talentuosa pianista Poppy Ackroyd ritorna con un album appassionato e appassionante, di solo piano, che mescola brani già pubblicati a tracce nuove e offre un panorama ampio e minuzioso sulle straordinarie doti di questa artista.
Già considerata uno dei giganti del genere accanto a nomi come Hauschka e Nils Frahm, la Ackroid ha firmato con l’etichetta di Bjork One Little Indian e ha prontamente pubblicato un disco che mescola pezzi già noti a canzoni composte recentemente e che attraversa ogni tipo di sensazione fino a far perdere all’ascoltatore il senso del tempo. “Resolve” sembra scrivere un dolce percorso di impronte sulla neve, mentre con “Light” spuntano il sole e la speranza. Le doti della pianista sono enormi: la sua formazione così intrisa di musica classica da un lato e di elettronica dall’altro le permette di variare infiniti registri melodici e timbrici che rendono il pianoforte una parte stessa di lei. L’intero disco vede il piano come unico strumento, ma le emozioni che provoca sono gigantesche. “Feathers” rilassa e fa sognare, “Rain” è adatta alla meditazione filosofica: il disco è estremamente versatile sia dal punto di vista musicale che da quello emozionale. La prima parte dell’album è chiusa da una sublime “Time”, che presenta aperture melodiche da brividi.
La seconda parte del disco continua ad attraversare tantissimi stati d’animo diversi. “Birdwoman” è lenta e riflessiva, mentre “Glass Sea” emana ansia e disagio nel suo procedere veloce e, per certi versi, da fuga. “Strata” e “Croft” fanno pensare con malinconia e dubbio, imperniate come sono su una musica che a tratti accelera e a tratti rallenta, a tratti si spegne e a tratti esplode. “Trains” chiude l’album lasciando l’ascoltatore ancora in trance per la bellezza di suoni cui ha potuto assistere, ed è una chiusura all’altezza del resto del disco, un adagio modulato e sincero che trasporta il pubblico fino alla pagina finale. (Samuele Conficoni)