recensioni dischi
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RED RAVEN  "Chapter two: DigitHell"
   (2017 )

Dalla Germania, a tre anni dal debutto discografico con “Chapter One: The Principles”, tornano i Red Raven con “Chapter Two: DigitHell”. Frank Beck (Voce), Patrick Fei (Chitarra), Bernd Basmer (Chitarra), Martin Reichhart (Basso) e Sebastian Berg (Batteria) danno vita ad un “melodic metal” carico di energia e positività ma che forse pecca, a causa della durata complessiva, di una sorta di pesantezza. L’acustica opening track, “A Perfect World”, dà il via ad un lavoro duro che non disdegna virate “epic metal” sfiorando en passant il progressive. “Collapse”, con i suoi quattro minuti, scalda subito l’atmosfera con il corale ritornello e un metal che convince con la voce possente, la batteria implacabile, i giri di basso e le chitarre che si liberano negli azzeccati momenti solistici. “Dance With A Freak” è una cavalcata metal con i ritmi serrati e un clima che si fa incandescente mentre “Out Of A Memory” si rallenta ma senza perdere la consistenza di un sound duro, rude e travolgente. Atmosfere tzigane e danzerecce si impadroniscono di “Proud”, brano dotato di un grande impatto sonoro, mentre “On My Way”, con i suoi quasi sette minuti, è un’interessante metal ballad (ricorda a tratti alcuni brani dei Bon Jovi), vibrante e potente al punto che sembra spezzare un po’ il ritmo con le tracce precedenti. La title track inizia in sordina per poi dare spazio ad un sound energico, meno metal e più hard rock, che a dispetto della durata (ben sette minuti e venti secondi) risulta essere scorrevole, mentre non aggiungono e non tolgono nulla “Running Out”, “The Best Man I Can Be” e “Unbreakable” che sono in linea con le tracce precedenti. Come già scritto, forse per via della durata o forse perché mancano veri e propri momenti di “tregua sonora” (o forse, e non è da escludere, è chi scrive che sente il bisogno di ascoltare altre sonorità), il lavoro a questo punto soffre di ripetitività, cosa che rende difficile l’ascolto attento, e un brano come “Save Me”, con la sua velocità e i ritmi pulsanti, rischia di non essere apprezzato fino in fondo. I Red Raven, quasi accogliendo l’invito di due orecchie (o forse della mente) che gridano pietà, chiudono il loro lavoro con “Until The End Of Time”, con melodie acustiche ed elettriche tipiche delle ballate metal. Nel complesso il secondo capitolo della band tedesca è ben suonato, ma statico: i brani, presi singolarmente sono energici e potenti, ma messi insieme in un unico lavoro rappresentano un grande limite perché, come una zavorra, lo appesantiscono rendendone faticoso l’ascolto tutto d’un fiato e la sua valorizzazione. (Angelo Torre)