recensioni dischi
   torna all'elenco


ALBERTO BETTIN  "L'impossibile, l'imprevedibile"
   (2017 )

Alberto Bettin muove i primi passi nell'ambito musicale da giovanissimo, accostandosi al pianoforte presso il Conservatorio di Venezia all'età di soli 13 anni. A ventisei si trasferisce invece negli Stati Uniti, grazie a una borsa di studio come language intern, presso la Colgate University (stato di New York), dove studia pianoforte jazz con Rick Montalbano e si unisce alla big band della stessa università. Rientrato in Italia decide di approfondire gli studi jazzistici con Paolo Birro, Pietro Tonolo e Salvatore Maiore iscrivendosi al Conservatorio di Vicenza. Un cammino, questo, che lo porterà a comporre musica di pregevole fattura. ''L'impossibile, l'imprevedibile'' è l'ultimo lavoro di Alberto, sulle note di un sound delicato e di facile ascolto. L'album, che vede l'inserimento di strumenti particolari come il flauto, il trombone, il violino per citarne alcuni, rende questo viaggio ancora più piacevole e dalle sonorità originali. Un avvio leggero sulle ali di brani come ''Quando va bene'' e ''Famosi in famiglia'' lascia poi spazio a melodie più ricercate e per niente banali come ''Canzone debole'' e ''L'Italiano fiero'', per poi entrare nella parte centrale di questo progetto dove il ritmo prende delicatamente quota verso melodie più incise ma non troppo, in ''La donna che sarei'' e ''Nonostante''. Il tocco delicato, scaturito da anni di studio e dizione, viene fuori nella traccia ''Le luminarie'', dove le dita sfiorano delicatamente i tasti di un pianoforte che regala atmosfere suggestive. Alberto vuol dare un impronta completa del suo modo di fare musica, e si avvia verso la fine di ''L'impossibile, l'imprevedibile'' con tracce più incisive e tecnicamente impegnative, intavolando un bel duetto tra voci e fiati in ''Strade Bianche''. Il sipario cala in maniera inesorabile verso un finale soft e da luce soffusa con gli ultimi tre capolavori: ''Una scusa per pregare'', ''L'impossibile, l'imprevedibile'' e ''Un citofono in America''. Un disco dalle sonorità ricercate, originali, riservato a veri intenditori. Niente impennate di adrenalina, di chitarre o assoli al cardiopalmo, ma tanta calma e pacatezza da gustare lentamente, e magari in buona compagnia. (Fake!)