recensioni dischi
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DARK ANGELS  "Venomous embrace"
   (2017 )

Il cielo si fa oscuro sulla Repubblica Ceca, e scendono gli angeli ribelli. I Dark Angels, giunti al quarto album, ci salutano con un abbraccio velenoso, "Venomous embrace". 7 brani che arrivano dall'Apocalisse, carichi di riff pesanti e al contempo orecchiabili, e una voce versatile, quella di Radek Popel, che fin dal primo pezzo ("The Revenant") sa alternare almeno quattro timbri differenti: un leggero graffiato dal sapore statunitense, un baritono corpulento, uno scream à la Cradle of Filth, e un growl che ricorda i nostrani Dark Lunacy. Armonie minori di archi di tastiera percorrono tutte le canzoni, in particolare "In Venomine", dove il tema di keyboard è particolarmente tragico. Un alone gotico si riversa ovunque, anche se gli stili sono diversi, c'è epic, power e death. I testi portano ad una riflessione deleteria e volutamente nociva, un pessimismo cosmico condito forse da un approccio distopico alla realtà: "Now your time is come to open your eyes, secrets to find" (dal pezzo "Extremely Divine"). Basso e chitarra acustica pulita e riverberata introducono da soli "Rise", ma dopo poco tempo ritorna la corrente; al quarto minuto comunque c'è un ponte che diversifica l'andazzo generale, basso e inciso di tastiera diventano protagonisti. La melodia cantata è carica di pathos, soprattutto nella seconda parte. "Of pride and punishment" inizia con una sberla heavy a cui poi si aggiunge un suono whistle di tastiera, e la voce parla di una crudele punizione ("covered in flames"). "Venomous embrace" vi trascinerà in un vortice minaccioso di paura e potenza sonora, forse un po' prevedibile, ma decisamente apprezzabile dagli amanti del genere. (Gilberto Ongaro)