recensioni dischi
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DAISY DRIVER  "Nulle part"
   (2017 )

Partiamo dal presupposto che di rock francese non so nulla, tutto ciò che scriverò di francese l'ho scoperto adesso per conoscere l'ambiente in cui si muovono i Daisy Driver; per cui, se ci saranno delle imprecisioni circa le ispirazioni nazionali, spero di essere perdonato. Ad ogni modo, evidenti influenze internazionali ci sono, come i Foo Fighters, ma la cosa bella da dire di questa formazione è la sua storia. L'album "Nulle part", uscito l'8 settembre 2017, contiene alcune canzoni che erano già presenti su YouTube da almeno due anni. La decisione di incidere il disco è stata presa a furor di popolo, sulla spinta dei fan che lo desideravano. E questo è un elemento da tenere in considerazione, prima di analizzare le tracce. La registrazione delle canzoni è professionale, ma si è voluto dare la sensazione di ascoltare un live, anziché un album in studio come si fa adesso, con voce iper compressa, e un mix con tutti i suoni sparatissimi, che li senti anche a volume 1 dell'autoradio (scelta di tendenza ma non proprio salutare per l'udito). Quindi, l'impatto dell'ascoltatore è molto simile a quello di quando si trova dal vivo, così può portarsi a casa un bel ricordo del concerto appena ascoltato. "Drowning", pezzo di apertura, mette in risalto il groove e quindi il basso, ha un ritornello orecchiabile, che forse alla lunga diventa un po' ripetitivo: si potrebbero modificare di tanto in tanto le seconde voci, ma tutto sommato sta bene come canzone d'introduzione, il meglio deve ancora venire. "De-New York à Madrid" è un'avvincente corsa che funziona, e il testo è uno sguardo al terrorismo e alla guerra; il bridge trasforma momentaneamente il rock in reggae, e il cantato segue il cambio di stile imitando un po' Sting nei Police. "Le cri du monde" mantiene l'attenzione all'attualità della canzone precedente, ma ha un tempo moderato ed è più riflessiva. L'arrangiamento verso la fine si arricchisce di arpeggi drammatici di tastiera. "Blesse mon coeur" ha un sapore grunge, e la voce raggiunge degli acuti con un graffiato che ricorda quello di Dave Grohl. Ora è il momento di una tenera cover che farà commuovere mezza Francia: "Morgane de toi", una rievocazione della canzone di Renaud dedicata da un padre alla piccola figlia, con strofe iperprotettive (e un po' morbose, almeno agli occhi di un italiano). "Mya" invece è probabilmente una donna più cresciuta, e la musica torna più battuta, con uno spirito vagamente à la Tokio Hotel. "Tous les garçons" ha un ritornello melodico che si lascia ricordare, e i riff di chitarra sfiorano il punk rock. "I love Paris" è un disco-rock che ricorda l'indie scherzoso dei Franz Ferdinand, e forse il testo (non so il francese) sembra pure ironico, non dev'essere quindi una vera lode a Parigi. "On est tous" inizia con una batteria da sola che sembra richiamare l'inizio di "Bille Jean" di Michael Jackson, ma è un altro scherzo, poi il basso arriva con tutt'altro giro. La sensazione di grunge e potenza sonora torna con "Johnny Rodèo", con un intro à la Hole. In seguito la canzone si sviluppa con delle strofe dalla chitarra cadenzata sui secondi e quarti battiti. "Roxanne" è un altro brano debitore dei Foo Fighters, un'altra scarica di energia, e in "El loco" la velocità aumenta ancora. La capacità di fare piccoli cambiamenti da un pezzo all'altro fa sì che, nonostante i brani siano tutti più o meno uguali come intenzioni, non ci si annoi mai. E' arrivato il momento della seconda cover, altro successo degli anni Ottanta: "Elle a les yeux revolver" di Marc Lavoine. Un pianoforte ricalca la melodia dell'arrangiamento originale, mentre la canzone viene stravolta nel rock battuto, con la batteria "ignorante" che batte gli ottavi sul charlie semi aperto. E' volutamente una versione più grezza, sicuramente efficace dal vivo. Chiude l'album la bonus track "Une rose un espoir", una canzone il cui titolo significa "Una rosa, una speranza", che è anche il nome di un'associazione francese di beneficienza, di motociclisti che hanno unito la loro passione per le due ruote alla creazione di un fondo destinato alla ricerca contro il cancro. I Daisy Driver si dimostrano, oltre che amati dal pubblico, anche impegnati in buone azioni sociali. Avanti tutta allora, con questo amichevole sound rock da eroi del quartiere - perché sembrano proprio la tipica band locale, di cui tutti noi abbiamo almeno un amico che ci suona - lanciato in alto, a diffondere divertimento e nobili intenzioni! (Gilberto Ongaro)