recensioni dischi
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MADONNA  "Madonna"
   (1983 )

La ragazza aspettava all’angolo del bar, giocando con una sigaretta in attesa del drink. Si era fatta un nome nelle dancehall di New York, e soprattutto si era fatta già due polpacci che ricordavano quelli di Franz Beckenbauer, dalla tanta ginnastica e dalle tante ore ballate. La sua biografia la vedeva ex corista, ex batterista di una band chiamata Breakfast Club (li avremmo scoperti anni dopo con un singolo, “Right on track”, 1987), ex di qualsiasi cosa e di qualsiasi dj o produttore della East Coast. Qualche provino di qua e di là, e tanta voglia di sfondare. Le cose si erano mosse, con un album di esordio che si era comportato abbastanza bene negli USA, soprattutto nelle discoteche che ben avevano accolto “Burning up”, il cui video ricalcava – stesso regista, del resto – le orme di “Billie Jean”, così come ancora meglio era andata “Holiday”. L’album era un sunto della dance americana dell’epoca, elettronica con fasci di tardi ’70 e ammiccamenti verso il genere breakdance. Altri pezzi che sarebbero stati ricordati furono “Borderline” e “Lucky star”, dove la ragazza mise una volta per tutte in chiaro che il suo look sarebbe stato quello: pizzi, maglie a rete, crocefissi, varie ed eventuali. In Italia la portarono a playbackare a Discoring, ma le dissero che c’erano già Diana Est e Valerie Dore, a vestire come lei. Per cui la fecero esibire sottovoce, pianopiano, come una delle tante che ci stava a provare... Ma la ragazza non si pose problemi: arrivò il drink, mentre l’idea di bere il mondo intero, da lì ai prossimi 20 anni, sembrava andarle veramente a genio. La nuova Monroe, ecco quella che voleva diventare: se proprio dobbiamo spararle, pensò, spariamo in alto. (Enrico Faggiano)