recensioni dischi
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CASE DI VETRO  "Bon voyage"
   (2017 )

E’ un pop brillante e lineare, lucido e nitido quello del quartetto Case Di Vetro, originario di Genova. In attività dal 2012 e già segnalatasi con l’ep “Sete” (2015), la band pubblicherà il 29 settembre su etichetta DreaminGorilla Records “Bon Voyage”, album che si affida alla pulita essenzialità di sette brani che brillano per concisione, semplicità e scorrevolezza. E’ un synth-pop educato e gentile molto affine per impostazione ai deliziosi bozzetti naif dei Kelevra (“Milano” su tutte, impreziosita da raffinati ricami della chitarra), una musica accomodante giocata sul filo di una fluida continuità di armonie, colori e immagini, sviluppata prevalentemente sulle sonorità pastose e morbide delle tastiere. Ci sono suoni vintage ed il bel canto squillante di Alfonso Fanella che asseconda arie ampie (“Docile”) ed un andamento smussato privo di asperità o colpi di scena. Ma il pop bisogna saperlo fare, e qui ci sono sia idee che una convincente interpretazione di melodie efficaci, mai appesantite da soluzioni complesse o cervellotiche. Fra qualche eco di Niccolò Contessa sia nella title-track, triste ed introversa, sia nel languido groove di “Aprile”, spiccano per l’imprevista piega – graduale, non brusca – una “Non Dormire” che nasce su sonorità anni ‘80 e si allarga in un finale elettrico rigonfio e saturo (forse l’episodio in cui la chitarra appare meglio integrata e più libera di prendersi la scena), ma soprattutto la percussiva, esitante “Slovenia”, risolta in una pregevole variazione della batteria di Andrea Penco. Piccole canzoni garbate sono la cifra stilistica di elezione della band, quelle che danno vita ad un lavoro equilibrato e ordinato il cui unico limite è forse quello di non osare spingersi oltre il confine autoimposto da un congenito senso della misura. Ma c’è tempo: fino a qua tutto bene. (Manuel Maverna)