recensioni dischi
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LONDONBEAT  "In the blood"
   (1991 )

Il loro dramma è stato quello di arrivare con due anni di ritardo. Ci avevano provato, nell’estate 1988, con “There’s a beat going on”, ma non era andata bene. Poi, con un riff di chitarra quasi western su base techno commerciale, una vocina romantica che miagolava di come si fosse innamorato di lei, ed ecco come “I’ve been thinking about you” diventa un successo da noia, nel finire del 1990. Tanto da trascinare un album che, altrimenti, poche tracce avrebbe lasciato, oltre ad un secondo singolo (“A better love”) che viaggiò in classifica in scia della sorellina maggiore, ormai laureata e ad un passo dall’abbraccio accademico. Allora, cosa c’entra la tempistica? Perché in questa terra di confine tra gli 80 e i 90, con la musica pop che ormai non esisteva più (niente più canzoncine commerciali: dagli USA iniziarono ad arrivare solo rap sculettanti, dall’Europa invece la disco diventava molto tumtum e poco altro), loro ci cascarono in pieno. Non abbastanza ’80 da tornare in voga nel revival degli anni successivi, non abbastanza ’90 da poter vivere qualche anno di più in un mondo di britpop e altre cose troppo, troppo diverse dalle loro. Accidenti, a pensarci prima… (Enrico Faggiano)