recensioni dischi
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AKMEE  "Neptun"
   (2017 )

Erik Kimestad Pedersen (tromba), Kjetil Jerve (piano), Erlend Albertsen (contrabbasso) e Andreas Wildhagen (batteria) sono gli Akmee, quartetto norvegese nato nel 2013 e con all’attivo una serie di concerti prima del debutto ufficiale con “Neptun” (uscito per Nakama Records) in questo 2017. A dispetto della loro giovane età, gli Akmee hanno già saputo produrre un disco dotato di uno stile ben preciso e di una personalità forte, nonostante la brevità del disco (solo quattro tracce, sebbene la più breve superi i sei minuti e mezzo di durata). I quattro si muovono in territori jazz e, non a caso, hanno scelto di prendere come riferimento quelli che sono comunemente considerati i due più grandi interpreti del genere: Miles Davis e John Coltrane. In particolare, la ricerca degli Akmee si pone nel solco dell’ultimo Coltrane e della fase fusion di Davis. “Summoning”, in apertura, è incentrata sul suono della tromba, mentre tutto il resto disegna uno sfondo comunque molto stilizzato. Superata la metà e un piccolo crescendo che rende meno marginale il ruolo di Jerve, Albertsen e Wildhagen, il brano diventa piano-centrico sino alla sua conclusione. “Dance Of The Maniae” tende a somigliare a “Summoning” nelle costruzioni sghembe e nelle strutture liquide, mentre il minimalismo di “Wavelenghts” sembra il manifesto artistico di una band che fa della ricerca e della libertà due punti chiave del proprio modus operandi. Il fluire impetuoso di “Tides In Space”, sotto le evoluzioni della tromba, è l’elegante chiusura di un EP che conferma tutte le buone sensazioni che il quartetto aveva già saputo generare. È presto per dire se possano diventare i futuri grandi del genere, ma che siano in grado di interpretarlo già con grandissima maturità è cosa evidente. (Piergiuseppe Lippolis)