recensioni dischi
   torna all'elenco


CLUSTERSUN  "Surfacing to breathe"
   (2017 )

Chi ha amato il periodo shoegaze e i lunghi feedback non potrà non apprezzare i Clustersun, con il loro sound debitore di Slowdive e The Jesus and Mary Chain. L'album "Surfacing to breathe" presenta otto brani dallo stile coerente dall'inizio alla fine, con le chitarre corrosive di "Raw nerve", il basso avvolgente di "Antagonize me" e momenti strumentali come la canzone "Don't let the weight of your soul drag you down", dal tipico sapore post rock. Tale brano è poi collegato al successivo che è la titletrack, ed è un pezzo di grande impatto emozionale, per le note scelte dal cantato, seppure non abbia una melodia così estesa. "The whirling dervish" ti butta via, è densa di quel sentimento crepuscolare che invadeva le giovani coscienze della generazione X, ed è un lungo viaggio di 8 minuti che non conosce tregua. "Lonely moon" è un altra canzone evocativa e notturna. In "Antagonize me" colpisce l'incipit fatto di forti colpi alternati a pause. In "Event horizon" la voce è particolarmente intensa, e l'arrangiamento fa sentire anche suoni di tastiera quasi new wave, che non danno l'impressione di essere fuori contesto anzi, ingigantiscono la sensazione dell'urto contro un già duro muro sonoro. "Emotional painkiller", con le tastiere pitchate, rende ancora il tutto più straniante. Il titolo dell'Lp "Surfacing to breathe" è estremamente indicativo della sensazione che si avverte a fine ascolto: è un album mozzafiato, e una volta terminato, bisogna rialzarsi per respirare. I Clustersun così riescono a lasciare il segno, seppure solcando strade già ben note. (Gilberto Ongaro)