recensioni dischi
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IRON MAIS  "The magnificent six"
   (2017 )

A due anni dall’album di cover “Hardcock” e a una manciata di mesi dall’EP “Nausea”, Testa di Cane (voce e banjolele), La Contessina (voce e violino), Treena (voce e banjo), Lo Scollo (contrabbasso), Il Ragazzo Nutria (chitarra) e Burrito (batteria) sono tornati con un disco composto per metà da inediti e per metà da cover, intitolato “The Magnificent Six”, a conferma della grande capacità di interpretare suoni “cowpunk” e di riarrangiare pezzi sideralmente distanti senza limitarne l’efficacia. Ad aprire è “Cu Cu”, col banjo che si attesta su velocità notevoli, un pezzo nel quale i ragazzi si paragonano al cuculo nel loro essere “parassiti”, scoprendo subito la propria immancabile vena ironica. “The Rhythm Of The Night” è la prima della lunga serie di cover: l’eurodance si trasforma in una strana miscela di rock, country e bluegrass, ma riesce a convincere. Lo stesso discorso è applicabile per le cover di pezzi metal come “Nothing Else Matters” dei Metallica o “Can I Play With Madness” degli Iron Maiden, per le celeberrime “Blue Monday” dei New Order e “Another Brick In The Wall” dei Pink Floyd, per il crossover “Killing In The Name Of” dei Rage Against The Machine e “Fight For Your Right” dei Beastie Boys. Fra i brani inediti più interessanti, invece, una menzione è doverosa nei confronti di “Grano Duro”, anche per il testo molto ispirato, e per l’ottima “Friendshit”, sospesa fra folk e country e impostata su un gioco di parole per raccontare le amicizie false. “The Magnificent Six” è il miglior lavoro pubblicato finora dagli Iron Mais, una band con un’impronta musicale autentica e riconoscibile. La sensazione è che i sei possano spostare l’asticella ancora più in alto e che il futuro sia dalla loro, ma questo disco è il modo migliore per ingannare l’attesa. (Piergiuseppe Lippolis)