recensioni dischi
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BORRKIA BIG BAND  "Pausa caffè"
   (2017 )

Nel caso ci fosse un’anima, alla quale non possa divertire questo disco, mi piacerebbe chiederne il motivo. Perché, già la simpatia che trasmette il volto di Borkkia è sinonimo di garanzia, con basettoni, guance in carne e tanto di cappello da marinaio, pronto a far salpare la terza nave con la sua Big Band. “Pausa caffè” è l’oblò ideale per gustarsi un mare di rock’n’roll e rockabilly, ovviamente con onde mosse ma in massima sicurezza, poiché le 9 scialuppe dell’album sono capienti e certificate. Si balla, si balla, eccome! Ma, per evitare strappi muscolari, ci si riscalda con la frizzante “Ti amo ti odio”, per mettere subito in chiaro l’aspetto ludico che alligna nel percorso. Con ostentata nonchalance, Il Nostro(mo) Borkkia decide di virare sul country serratissimo di “Que vida! Broom Broom” per esaltare l’amore per i motori, in special modo per una fiammante Harley Davinson, simbolo di bella donna. Sanno suonare alla grande “Mezza luna”, con l’ottima sezione fiati e piano saltellante (ma non troppo), per distaccarsi dalla solita ritmica esecutiva. Grandiosa è “Non dormo di notte”, in bilico tra il boogie ed il rhythm‘n’blues, che ci riporta alle atmosfere americane anni ’50. Di seguito, arriva il momento che aspettavamo, dopo che i muscoli sono belli caldi: ci si scatena con il rock’n’roll di “Manhattan”, splendida mareggiata per spazzar via i pochi momenti di calma che riserva l’album e far alzare dalle sedie anche ballerini improvvisati. La tecnica di Borkkia e soci è fuori discussione: lui è un formidabile polistrumentista, protagonista del progetto Maniscalco Maldestro e, gli altri, collaborazioni con Jovanotti ed Oliver Onions. Vicissitudini quotidiane, sentimenti in antitesi, bicchierate, baraccate, notti insonni, son tematiche ricorrenti nelle liriche, ma la parola d’ordine è: goliardia. E da li non si scappa. Sentite un po’ che roba è “Ci sei tu” , boogie-woogie brioso che insegui indizi di Buscaglione e Ladri di Biciclette, con in evidenza la figura di basso regolare, che ne rispetta la dinamica: una via di mezzo tra le sigle TV che furono di Renzo Arbore (''All nite long'' de “ L’altra domenica”) e Keith Emerson (''Honky Tonky Train Blues'' di “Odeon”). Si balla, si balla, eccome! Però, càpita che tra le acrobazie si prenda una storta, appoggiando male il piede sul dozzinale pavimento di “Mappamondo”. E’ giusto, quindi, concedersi il sacrosanto relax finale “Sulle rive del Broto”, immersi nei rumori della natura, dando fiato all’armonica e accordi di chitarra acustica per radunarci intorno ad un falò, degno congedo da veri rockers con l’istinto da insoliti cow-boy salmastri. Ma cosa state li a pensare… contro il logorio dei tempi frenetici, staccate la spina con una divertente e necessaria “Pausa caffè”. (Max Casali)