NICE "Tap tempo"
(2017 )
Se, particolarmente in certe parti vocali, mi ricordassero meno i Linea77 e più qualcos’altro, troverei il trio brianzolo dei Nice quasi strabiliante.
Ma la forsennata tendenza allo screamo di matrice hardcore regna dilagante e sovrana in diverse tracce di questo tagliente, muscolare “Tap Tempo”, esordio lungo su etichetta MeMe per la co-produzione di Taketo Gohara. E’ un approccio furente e frontale che mischia foga e invettiva, dissenso e rabbia, seppellendo intriganti partiture sotto una coltre di bellicosità sì feroce, ma forse fuorviante.
Dall’intro strumentale di “Guerra Caffè e Brioche” fino a “On-Tg-Off”, costruita su un gran lavoro di chitarre e ritmica fratturata con accenti math/post-rock d’antan, passando per il post-punk stizzoso à la Splatterpink di “Allontanarsi Dalla Linea Gialla” e per le derive Afterhours di “Pensieri In Coda” (ma senza il piglio maniacale di Manuel Agnelli), il trio mena fendenti in una prima parte ruvida e nervosa.
Da lì in avanti, “Tap Tempo” sembra farsi beffe – idea geniale – di tutto il cammino percorso. “Quello che ti piace” - tre minuti soffocanti e contorti - è una specie di ballata stralunata che nell’abbrivio ricorda gli Zen Circus, salvo naufragare in uno straniante sviluppo avant/free volutamente inconcluso contrappuntato da un sax zorniano. “Infuso di Coscienza” lievita attorno ad un unico verso, risolto in un testo sbraitato sventrato da dissonanze lancinanti à la Santo Niente, “Apnee Notturne” si arrovella su una trama ondivaga di soli vocalizzi femminili, “Fase REM” chiude tra rumori ambientali e versi sbracati, scherzo che irride e inquieta.
Connotato da una totale libertà espressiva e compositiva, “Tap Tempo” è lavoro molto più studiato e curato di quanto le apparenze suggeriscano. Album violento, ma di una violenza sottile: quella improvvisa che non ti aspetti, come una rasoiata inattesa che ti sfigura. Necessita di una messa a fuoco, di un bilanciamento, di una direzione da seguire? Non necessariamente: per ora, colpisce comunque nella sua solo ipotetica anarchia. (Manuel Maverna)