recensioni dischi
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PURPENDICULAR  "Venus to volcanus"
   (2017 )

Il quindicesimo album in studio dei Deep Purple si chiama "Purpendicular", uscito nel 1996. Da quel disco prende il nome questa nota tribute band che pubblica ora un Lp di canzoni inedite, "Venus to Volcanus", che per forza di cose contiene esplicitamente tutta l'influenza dell'hard'n'heavy di settantiana memoria. Ci sono delle piccole aggiunte di suoni più moderni, tuttavia sono solo timidi apporti, utilizzati quasi sempre solo come introduzioni o piccoli ponti come in "End of pain", che alterna strofe di chitarra acustica a ritornelli distorti. Il pezzo d'apertura "The bullet" mette in chiaro da subito la parentela con l'inconfondibile sound porpora: l'assolo che viene passato di mano continuamente tra chitarra e hammond, voce potente che raggiunge acuti degni di Ian Gillan, e un riff ritmico incisivo. "Moving" e "Evil tongue" sono due trascinanti lenti, il secondo vagamente richiama "Maybe I'm a Leo" dei DP, e il primo fa emergere il buon vecchio sentimento del nonno blues, in questi nipoti hard rock. Il coro del ritornello è quasi zappiano. Non tutto il lavoro è soltanto epigono dei Deep Purple: "I can't win them all" sembra rifarsi al proto-doom e ai Black Sabbath. C'è un pedale armonico in cui l'organo esegue degli staccati e dei cromatismi arabeggianti. "The absence" invece è un brano più zeppeliniano, che riecheggia "Kashmir", "All of my life" e tutta l'epicità di quei brani storici. Per "Wonderful" i Purpendicular si sono avvalsi nientepopodimeno che di Ian Paice alla batteria, e di Tony Carey, produttore e storico tastierista dei Rainbow, la band fondata da Ritchie Blackmore e capitanata da Ronnie James Dio. Le tastiere di Carey scuriscono il brano, sostenuto da un riff di chitarra hard blues. Per il resto, tutti i brani si rifanno allo stile coniato da Blackmore, Lord, Gillan, Paice e Glover. "We both go down" è un half time shuffle, un ritmo terzinato che entusiasma sempre, così come gasano i suoi elementi stereotipici, come la batteria che nella strofa batte sul charlie e nel ritornello sul ride. L'assolo di tastiere è suonato sul synth, discostandosi momentaneamente dall'hammond comunque presente, e che qui costruisce il riff base che è particolarmente virtuoso. In "Earth sand", nel bridge il basso sembra voler omaggiare "Echoes" dei Pink Floyd, e nel ritornello la voce vira in un'insolita scelta melodica. I Perpendicular sono una band che farà piacere ascoltare soprattutto ai nostalgici del classico hard rock, e che li conquisteranno incontrandoli nel loro tour internazionale. (Gilberto Ongaro)