SCOGLI DI ZINCO "Dai meriggi ai fondali"
(2017 )
Fosse soltanto per la sorpresa che queste quattro tracce hanno suscitato in me, “Dai Meriggi Ai Fondali”, secondo ep di Scogli Di Zinco, quattro ragazzi originari della provincia di Macerata già segnalatisi lo scorso anno con il quarto d’ora di silenziosa gloria di “Affiorano Veloci E Lenti Come I Ricordi”, sarebbe il Disco Music Map della prossima settimana a mani basse. Ma 18 soli minuti – folgoranti, altro che promettenti – rappresentano per ora un viatico allettante e goloso in attesa di una epifania che mi auguro non tardi a compiersi. Due le influenze udibili, una forse appena suggerita e visibile controluce in timide inflessioni, piccole svolte, minime derive, la seconda tanto enorme (ma graditissima, sia chiaro) da farmi gridare al miracolo: Marlene Kuntz la prima, almeno per il tentativo (lo comprendo, ma liberatevene felici, vi supplico, non vi saranno piagnistei!) di avvicinare cotanta colta vis sperimentale a qualcosa di masticabile for the masses. La seconda: These New Puritans in tutto e per tutto, una sbornia ascoltare in nostrano idioma trame che rievocano le tessiture sopraffine ed incorporee di “Field Of Reeds” in così vivido splendore, quasi uno spettro reso umano per nuova vita. Ecco a voi quattro canzoni (''Sott'acqua'', ''Radura'', ''Risacca'' e ''Le cime'') che assomigliano a canzoni, ma senza possederne la struttura, arie fluttuanti che flirtano con forme note e ignote, deviando di continuo verso lande di suoni non convenzionali ed armonie mai perfettamente lineari. La tromba – regina, demone, dio minore - guida l’incanto verso aperture sibilline, languida e ingannevole ad inerpicarsi su sentieri vergini, in un cammino che è aperto e concettuale, mai così elitario da dividere in classi, sempre raffinato ed intenso. Arduo da comprendere in toto, ma disponibile al dialogo. Vago e inafferrabile, rarefatto, impalpabile. Grande l’idea, eccelsa la realizzazione, sublime la resa. Resteranno in una nicchia, ma li trovo meravigliosi. (Manuel Maverna)