HOWE "Don't step on the snails"
(2017 )
"Don't step on the snails", non calpestate le lumache. Come c'è scritto nel libretto del primo album di Simone Cristicchi, "se nessuno la schiaccia lungo la strada, la lumaca arriva dove vuole". E qui Howe ci presenta la propria libertà espressiva, con un'elettronica che spazia dai bassi potenziati tipici dei rave party a percussioni elettroniche affini lontanamente a quelle di Fatboy Slim. Le voci presenti nelle tracce sono quasi tutte elaborate, spesso pitchate in alto (l'effetto che naturalmente si ottiene respirando un palloncino all'elio), a parte in "Lole", brano che presenta un vocalist dal timbro caldo e rilassato, sopra una base che si rifà alla house più recente, quella che batte in shuffle e dove i cambi di accordi cadono anticipando i battiti forti; molto coinvolgente la parte centrale strumentale. "Let Goud" si avvicina alla nominata atmosfera rave, ma viene addolcita dalla presenza di glockenspiel e pianoforte, e da suoni gommosi. "Mm" fa sentire l'influenza indietronica, tant'è che le armonie di quinta a tratti ricordano "Satan eats seitan" dei Julie's Haircut, pur provenendo essi dall'indie rock. Il testo dice che le mattine soleggiate non fanno per chi canta: "Sunny mornings are nothing to me", eppure questa musica non è notturna né cupa anzi, il breve pezzo d'introduzione "A colourful umbrella" campiona una melodia di pianoforte R&B, e fra i suoni percussivi sembra di avvertire anche, pare, l'abbaiare di un cane, inserito a tempo. "Don't step on the snails", la titletrack, è una traccia sognante che presenta un vibrafono sopra la base e un'altra voce "all'elio" che stavolta reitera costantemente delle frasi in maniera febbrile. Il pianoforte è spesso presente e per Howe è stato il punto d'inizio per la creazione di queste tracce. "Postalgie", chiusura dell'album, è un suono statico e continuo che trasporta la sommessa melodia di piano verso lidi ambient e si rivela particolarmente intenso nel suo svilupparsi. Il mondo di Howe è privato e propone un linguaggio personale, che ogni ascoltatore può interpretare diversamente con la propria fantasia. (Gilberto Ongaro)