recensioni dischi
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THE CUBICAL  "Blood moon"
   (2017 )

Quarto trascinante lavoro per la band di Liverpool The Cubical, "Blood moon" è un album garage blues denso di suggestioni soul, grazie alla presenza di fiati roboanti - il sempreverde trio tromba-trombone-sassofono - ma soprattutto grazie alla roca voce di Dan Wilson. Egli è dotato di una potenza vocale paragonabile a quella di Joe Cocker, e si fa sentire in tutta la sua veemenza praticamente sempre, risultando particolarmente esplosiva in "I want money". La band gioca fra vari stili che da sempre si fondono in maniera efficace: funk, soul, a volte rock and roll, a volte surf proto-punk, e sempre con quel timbro saturo di chitarra sporca che in più brani ricorda il suono tagliente dei Kinks (soprattutto in brani come "Conman 512"). La titletrack ha un mood affine a quello di "I heard through the grapevine" di Marvin Gaye, ma suonato più come un moderato dei Rolling Stones, e anche il pezzo di chiusura "Shipwrecked 737" è un rock'n'roll molto anni '60. Il funk è incalzante e irresistibile in "I believe it when I love you", mentre nell'affascinante "In the darkest corners" un lick di chitarra si ripete incessante nelle strofe accentuando il carattere narrativo del pezzo. Anche la canzone d'apertura dell'Lp, "All ain't well", è un racconto ben enfatizzato dal crescendo drammatico. Ci sono anche due pezzi più morbidi, valorizzati dal violoncello nell'arrangiamento: il doloroso "In your eyes", e "Whilst Judas sleeps", che reitera un'armonia statica tendente lontanamente allo psichedelico. I testi sono sagaci e provocatori, una frase su tutto: "I wiped my arse on a press release". Che altro aggiungere? Con queste influenze dal rock classico, The Cubical si presentano come un nuovo (per chi li scopre adesso) punto di riferimento per la tradizione occidentale della musica pentatonica più amata di sempre. (Gilberto Ongaro)