recensioni dischi
   torna all'elenco


EN PLEIN AIR  "En plein air (Land musics for piano, drums & pads)"
   (2017 )

L'inizio di ''En plein air (Land musics for piano, drums & pads)'', lavoro firmato dagli En Plein Air (Loredana Paolicelli, Michele Cicimarra e Francesco Rondinone), uscito per Bumps Records nel 2016, sembra un film di Kubrick. Come rapide inquadrature oblique si alternano parti di percussioni, rumori metallici e un pianoforte che gradualmente ci porta a ''Creation'', la seconda traccia. Il pianoforte prende forma e la successione di note marcia rapidamente a cavallo di un ritmo deciso. Anche gli accordi lo sono, e danno luogo ad una melodia onirica sporcata di tanto in tanto da un suono sinistro. ''Meditation'' è invece uno spazio in cui ci si ferma per una sosta, come quando si controlla la direzione durante un viaggio ma poi ci si distrae per la bellezza del paesaggio al di là della cartina. Forse è quel suono simile allo xilofono che rapisce in fretta l'ascoltatore. ''Vortice'' ha sonorità più nette, belli e delicati i colpi di gran cassa che danno un ottimo appoggio a tutto il pezzo. Ad un tratto si cade nel buio e di nuovo riappare quel suono metallico e sinistro. Ma che vuole da me?! ''Creation'' mi fa uscire dal baratro e con un volo planare mi prende e mi porta fino a un improvviso battito di mani. ''Alba'', che titolo azzecato. È talmente delicata, pura, eterea. Le note di pianoforte suonate da Loredana Paolicelli sono come l'ultimo sogno prima del risveglio rubato all'archivio di tutti quei sogni di cui non resta più traccia. ''Agua'' ha un vestito diverso dagli altri brani incontrati fino a questo punto: il ritmo ha un qualcosa di tribale e iniziatico. Notevoli le parti del piano, soprattutto quando il ritmo s'arresta lasciando alla canzone il tempo di cambiare vestito. ''American peace'' è ben più riflessiva e con un andamento melodico più definito, in un certo senso è come se parlasse. Quando entra la batteria, sempre delicata ma incisiva, si abbassa il finestrino e si viaggia senza traffico. ''Celtic Canticle'' è una dimensione onirica in cui tutto è sospeso. Ma in un attimo ci sente a casa ascoltando note che io non svelo e che riconoscerete per certo. ''Drums solo'': potrei dirvi che mi piacciono i piatti come sono suonati, e lo stesso potrei dire per l'alternanza dei vari elementi presentati in questo pezzo da Michele Ciccimarra... ma credo di esser nel giusto se dico che ogni batterista vorrebbe avere questa capacità espressiva col proprio strumento. Con ''Segregazione'' ritorna il pianoforte con i suoi accordi decisi, a raccontarci una storia di suoni un po' più materici, questo grazie anche ai campionamenti di Francesco Rondinone. Bello l'effetto del rullante, molto anni '90. ''Libera'' inizia con poche note delicate di un bel colore caldo. Mi affascina molto chi riesce a parlare senza l'utilizzo delle parole, forse perché è una cosa che, musicalmente parlando, non so fare. Bellissimo l'andamento ritmico di ''Gitano'': sembra dare verso e direzione ad un pianoforte molto nervoso. La melodia tracciata dagli accordi del piano raccontano di un'avventura sviluppatasi in un posto molto lontano e forse neanche conosciuto dai cartografi-esploratori più esperti. ''Drums solo 2'' è più legnosa, in un certo senso potrebbe sembrare lo sviluppo della storia tracciata in ''Gitano'': il viaggiatore approda in una nuova terra sconosciuta e si imbatte nei rituali ossessivi di una tribù. Il pianoforte dipinge una specie di sfida. Questo piccolo viaggio del mondo termina con la dimensione di ''Agua (bis)'', con il suo tempo incessante e il pianoforte che sembra interrogare l'ascoltatore su ciò che ha provato ascoltando le avventure descritte in questo disco. Piacevole e struggente l'apertura del brano e la parte solista del pianoforte. Ascoltare questo lavoro è stato un fantastico viaggio, che consiglio a tutti coloro che hanno fretta di partire... ma non possono ancora chiedere ferie. (Davide Borella)