recensioni dischi
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L'IRA DEL BACCANO  "Paradox hourglass"
   (2017 )

Non stupisce che L'Ira del Baccano abbia condiviso il palco con gli Ozric Tentacles: la band possiede la stessa capacità di fondere gli stili in un unico flusso psichedelico. C'è hard rock tendente al doom, ma molti elementi prog fanno capolino, come i numerosi e repentini cambi di tempo, la lunghezza dei pezzi che possono essere considerati mini suite, l'andamento rapsodico della scrittura musicale, che non concede strofe o ritornelli, ma un continuo mutare nel tempo. I brani dell'album "Paradox Hourglass" sono quattro, ma costituiscono un Lp per la loro durata. "Paradox Hourglass - Part 1: L'ira del Baccano" e "Paradox Hourglass - Part 2: No razors for Occam" già dal titolo suggeriscono un unicum da ascoltare di fila. Tempi dispari si affiancano a digressioni vagamente latine (ma in 7/8), con parti heavy à la Rush, fasi all'unisono tra basso e chitarra, il tutto in un clima di costante trasformazione. Alcune di queste fasi vengono reiterate in maniera un po' ossessiva, come verso il finale della prima parte. "Abilene (the trip to)", proponendo un iniziale riff dal gusto anni Settanta (hard'n'heavy ancora figlio del blues) si fa più pesante per poi subire un'accelerata a sorpresa della batteria, che ci trasporta nella seconda zona, dove si fa sentire la psichedelia dichiarata negli intenti, sempre comunque sostenuta in maniera dura. Gli ultimi due minuti del viaggio sono valorizzati da un suono che sembra un fischio, un whistle elettronico che rende l'allucinazione sonora molto vivida. E' importante anche l'aspetto mutevole dei brani dal vivo, probabilmente ascoltando L'Ira del Baccano ad un concerto le canzoni subiscono variazioni e improvvisazioni. "The blind phoenix rises", quarto e ultimo viaggio, inizia con rumori stridenti di chitarra effettata, assieme poi a un riff che pesa una tonnellata! Doom puro all'interno del trip, che a metà accende i motori e si trasforma in un sincopato hard rock, sempre però accompagnato dagli effetti spaziali elettronici. "Paradox Hourglass" si presenta come un trip abbastanza aggressivo, che però lascia viaggiare con la fantasia col suo essere totalmente strumentale. (Gilberto Ongaro)