7 MARZO "Vorrei rinascere in un lama"
(2017 )
Sono “fuori” come balconi ma con la consapevolezza di possedere ampie competenze artistiche per poi riversarle in musica, senza corrucciarsi mai. Già il loro nome suscita sorriso come se, alla vigilia della festa della donna, qualcuno sancisse di battezzare quella dell’uomo. Parliamo dei lombardi 7 Marzo, un quintetto di amici fracassoni, capitanati dal leader Franz, che decidono che la musica è il necessario crocevia per materializzare ancor di più lo spirito da baracca, anche se va specificato che “Vorrei rinascere in un lama” è frutto di dieci anni di amicizia condivisa con lo spirito di essere seri solo in fase di stesura e composizione. Sì, perché in questo debutto si respira aria cinematografica, fumettistica e modista, dal design sonoro ineccepibile, intarsiato in spaccati pop, ska, rock, new-wave e punk, senza che nessun genere sia dispoticamente soverchiante. Dall’inizio alla fine questi ragazzi ci sorprendono con un genere che puoi tentare di delineare, ma poi ti rendi conto che ciò che pensi implica dei limiti, e non ti va più di circoscriverli in ambiti precisi. Quindi, flusso libero allo ska-rock vivace della title-track e di “Samantha tornerà”, entrambe frizzanti ed am(m)ic(c)hevoli, in cui rimarcano la ferma volontà di non essere mai seriosi. Geniale l’ironia tagliente di “Dai passa questo pezzo”, che contiene la più eloquente implorazione verso le radio e la totale disponibilità ad arrangiare la canzone come vogliono lor-signori, pur di sentirla trasmessa. Meglio, quindi, far baldoria con i cori e con il refrain vincente di “Grandissimi film americani”, che sprizza ilarità in ogni angolo. E la passione del combo per il cinema salta fuori in “Eva correva”, con intro e andazzo da 007, sviluppato su note rock e basso dinamico. Nello spirito goliardico i 7 Marzo possono ricordare i Kaiser Chiefs mescolati agli inarrivabili Skiantos ma, imponendosi un percorso privo di noia, sanno comunque ritagliarsi un quadretto tutto loro, incorniciato in trovate sicuramente rispettabili. Un paio di sorprese dietro l’angolo: c’è il sax che non t’aspetti in “L’immagine del cambiamento”, che spadroneggia nel sound di un pezzo iper-divertente con massiccia dose adrenalinica e le belle pizzicate d’archi di “Ti darò”, che portano sul sentiero di un valido pop-rock che sa lasciare il segno. Mentre, in zona-Cesarini, arriva l’immancabile ballata, “Ciao”, per mettere in chiaro l’ennesima prova di ecletticità. Lasciamo che altri effetti speciali di “Vorrei rinascere in un lama” siano rivelati al vostro ascolto, perché quest’album è una scheggia di umore salubre che dilania la serietà in un nanosecondo. (Max Casali)