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PICCOLO CIRCO BARNUM  "8420 Angrogna"
   (2017 )

L'italoamericano Paul G. Comba è lo scienziato che, nel 1996 da un osservatorio dell’Arizona, scoprì un asteroide chiamandolo 8420 Angrogna, in onore al paesino del torinese da cui provenivano i suoi lontani parenti. Queste sono le mosse da cui prende spunto l’EP d’esordio del Piccolo Circo Barnum, band torinese con alle spalle un’esperienza quasi decennale con il Grande Circo Barnum (2001-2009) e altri progetti di notevole importanza. Cinque tracce con i piedi per terra (il paesino del Piemonte) e la testa tra le stelle (il nome dell’asteroide), che fanno di questo EP un intenso lavoro orbitante tra la galassia del Rock elettroacustico e la raffinata musica d’autore, molto introspettiva e non aperta all’ascolto distratto. Davide Bertello alla voce e chitarre acustiche, Alessandro Savino alle chitarre elettriche e Andrea Astesana al basso sono coadiuvati, in questo viaggio nello spazio, da Valerio Menon all’handpan (strumento svizzero evoluzione dello steel drum), Antonio Salini all’organo, Umberto Gillio allo shaker e Andrea Pollone ai cori. L’Ep si apre con i tre minuti di “Con Noi”, inizio di questo viaggio nella galassia sonora in cui chitarre acustiche si intrecciano e si fondono a sonorità elettriche, in questo universo pieno di stelle e sfere lanciate alla deriva. L’handpan fa da intro a “Di Stelle”, seconda traccia dalle magiche atmosfere acustiche e una vocalità appena sussurrata, per poi diventare gradualmente più decisa quando le chitarre prendono il sopravvento. Quasi sette minuti che fanno vagare con leggerezza l’ascoltatore lungo i limiti del cosmo con sonorità che ricordano il Mark Knopfler acustico dell’album “Sailing To Philadelphia”. Dall’alto delle stelle si ritorna a terra, strisciando sul suolo con “Pelle Di Serpente”, in un atmosfera country che sa di polvere e di deserto, senza però discostarsi dai richiami sonori del brano precedente. “I Regno” è un intimo richiamo autobiografico dell’autore su una trama acustica e con cori che si fondono e confondono l’ascoltatore attraverso sonorità più vivaci rispetto alle tre tracce precedenti. Sono quasi quattro minuti di passaggio che aprono all’infinito, alla dimensione senza spazio e tempo di “Siamo (In Cielo)”, le cui sonorità dense di pathos ben supportano la voce e i cori. Nel complesso ''8420 Angrogna'' non è un lavoro da ascoltare a cuor leggero in quanto estremamente intimo, introspettivo e musicalmente intenso pur nella semplicità degli arrangiamenti. Anche se siamo di fronte ad un esordio è facile intuire la grande esperienza degli autori di questo progetto, che merita davvero notevole attenzione. (Angelo Torre)