MBL - MUSICISTI BASSO LAZIO "Tarantella ribelle"
(2017 )
Lo scontento, la ribellione, la speranza: elementi che confluiscono nel nuovo interessante progetto dei Musicisti Basso Lazio (MBL), che in undici tracce scuotono l’animo dell’ascoltatore, rendendolo partecipe dei mali della nostra società. Sotto la spinta di Benedetto Vecchio, autore dei testi e delle musiche, si affrontano le grandi problematiche legate alle giovani generazioni, attraverso una musica travolgente che affonda le proprie radici nel passato ma si veste di modernità. Al fianco di Benedetto Vecchio, cantautore e ricercatore (ha collaborato con i Nomadi, i Tazenda, Eugenio Bennato, Nada, solo per citarne alcuni), troviamo il polistrumentista Gianni Perilli (attualmente collabora anche con Ennio Morricone), Gennaro Del Prete alla chitarra (ha lavorato con Martin Barre, chitarrista dei Jethro Tull), Valentino Caprarelli alla fisarmonica e alla zampogna, Daniele Marinelli alle percussioni, Alessandro Del Signore al basso e contrabbasso, Michele Avella alla batteria e Daniela Abbate danzatrice ufficiale della band. Il disco si apre con la title track, un canto di protesta che esprime il disagio per un futuro negato alle nuove generazioni. I loro sogni sono chiusi in un cassetto e lì vengono relegati dai potenti magnati dell’economia, privi di scrupoli e di qualsiasi etica all’infuori di quella del profitto. Chitarre che dialogano e si fondono nell’incedere del basso e delle percussioni, mentre si apre la via alla fisarmonica e alla zampogna, che animano la ribellione di questa tarantella cantata in dialetto. Una miscela sonora che scuote l’animo, fa montare la rabbia musicale e salire la tensione, invocando il ritorno di Masaniello per mettere le cose a posto contro l’ingiustizia sociale. “Speranza” è un pezzo strumentale scritto da Gennaro Del Prete: una chitarra acustica introduce in maniera toccante gli altri strumenti che fanno il loro ingresso discreto fino ad esplodere in sonorità travolgenti, che invitano a non perdersi mai d’animo nonostante le difficoltà. “E'semp' festa pe la casta” è un duro atto d’accusa contro i ricchi, i governanti e i poteri forti, che si arricchiscono alle spalle dei tanti poveri. Un brano che, senza trascurare la melodia popolare, strizza l’occhio ai Jethro Tull e alle meravigliose sonorità che il flauto traverso produce. Si balla con “Tarantella Numerata”, e il suo incalzante e cadenzato ritmo snocciola strofe rimate e note di ottavino e zampogna, mentre le chitarre suonano frenetiche e senza sosta sostenute dalle percussioni. Il tema è sempre la povertà dei molti che contrasta con la ricchezza dei pochi. “Come Na’ Rosa”, musicalmente sbarazzina e gioiosa, è un inno alla libertà che deve sbocciare appunto come una rosa, portatrice di pace e amore con la musica al suo servizio nella realizzazione di questo grande ideale. Caro il prezzo pagato dall’Unità italiana dalle popolazioni meridionali, che per non sottostare a leggi ingiuste, imposte da un potere centrale e autoritario come quello sabaudo, si sono trasformate in briganti e ribelli. Repressione senza pietà e un lamento che si alza in “Nott’ D’ Luna”, dove Savoia fa rima con boia. Brano dalla venatura malinconica e nostalgica, un ritmo spezzato rispetto alle tracce precedenti e un testo che trasuda di un dolore mai placato. Dalle rivolte popolari alla storia di “Michelina”, donna brigante che si è data alla macchia per difendere la propria terra dall’annessione ad una “nazione” di cui lei non si sente parte. Una riottosa, consapevole che la sua fine è segnata, ma non per questo le viene meno il coraggio, la forza e la speranza di lottare per i suoi ideali. Una ballata folk condita di musicalità moderna ne esalta le gesta al suono della zampogna e delle percussioni. La rivolta dei frusinati contro Napoleone nel 1798 è il tema de “La Radeca”, con il suo ritmo espressione dell’anima popolare. Flauti, cembali, chitarre e zampogna la fanno da padroni con le strofe ben cadenzate a voci alterne. Il giubilo per la sollevazione popolare contro un potere autoritario e la vittoria dei rivoltosi chiudono il brano, allegria che prende il posto della cronaca. “Canto Pe La Gioventù” ci riporta ai giorni nostri, mettendo da parte le storie e le gesta eroiche dei briganti. La modernità è anche sonora, con uno sguardo al rock acustico sul tema popolare in cui la zampogna è sempre predominante. La speranza per la gioventù risiede nella rivoluzione, una lotta per cambiare il mondo e rinnovarlo, e lo si può fare se c’è voglia, convinzione e determinazione. “Tir Vent’” è un altro inno gioioso alla libertà, quale vento che spazza via tutte le sofferenze e le atrocità dei potenti, per dare spazio alla speranza in una società migliore e più giusta. Anche qui suoni della tradizione e modernità si fondono in un’alchimia energica che non lascia indifferenti gli ascoltatori. Il lavoro si chiude con “Pizzicabrigante”, una ballata musicalmente piena di vita, mentre a livello testuale il tema non si discosta dalle storie delle vittime che hanno lottato e sono morte per una società più giusta. Indiani e briganti hanno in comune questo triste destino: cacciati dalla terra e condannati a morte da un esercito asservito ai potenti. Un brano che si chiude in un lamento, un urlo di guerra, ma che non chiude le porte alla speranza di ritornare alla libertà. Nel complesso i MBL hanno realizzato un capolavoro testuale e musicale che, senza disdegnare la modernità, cura la tradizione popolare. Senza chiudere le porte alla speranza e al desiderio di libertà, sottolinea le ataviche sofferenze delle giovani generazioni e le paragona alle sofferenze dei briganti che hanno offerto la loro vita a difesa di un ideale. Un disco che ha dentro tutto: anima, cuore, sensibilità, voglia di scavare nel proprio doloroso passato e guardare al futuro senza perdere mai la voglia di raggiungere la vera libertà. (Angelo Torre)