SOULMATIC "Silverliner"
(2017 )
I tedeschi Soulmatic sono al loro terzo disco dal titolo “Silverliner”. Si tratta di un classic rock con riferimenti ai pezzi più energici dei Nazareth, sfumature sonore blues e un tocco di Dire Straits che emerge a tratti nella voce del chitarrista Werner Hammer, accompagnata dalla batteria di Ralf Eul e dal basso di Stefan Quast. Nove tracce inedite, la cover di “No Woman No Cry” di Bob Marley e la title track in versione radiofonica sono gli undici capitoli di questo terzo volume di un rock non innovativo, non stravagante ma ben suonato con passione ed energia. Insomma, con “Silverliner” si va sul sicuro quando si vuole ascoltare un disco old style rock senza pretese ma con brani che regalano spensieratezza. “Silverliner” si apre con la travolgente “Flying Away” e sin dalle prime battute sembra di ascoltare dei riff degli Ac/Dc con il timbro vocale di Mark Knopfler: il risultato non dispiace e il brano suona orecchiabile e canticchiabile. “Down Town” è la seconda traccia, meno energica della opening track ma più allegra e sbarazzina, che ammicca al prog quando fa il suo ingresso il flauto traverso, solista tra una chitarra e una tastiera che dialogano gioiose. La title track si lega alla prima traccia come sonorità e arrangiamento, con batteria e basso che sostengono bene i momenti solistici di una energica chitarra. Non ha certo bisogno di tanti commenti “No Woman No Cry”, rivisitata in chiave rock, più breve rispetto all’originale ma più veloce e senza particolari stravolgimenti. La cover, con la sua leggerezza diventa un modo per concedersi una pausa prima di ritornare ad un rock più deciso come quello espresso in “Out From The Distance” e “Drive You Home”: il primo è il brano più lungo del disco (quasi cinque minuti), mentre il secondo è un concentrato di energia in poco più di due minuti e mezzo. “Crazy Sally” è forse (parere personale ovviamente) la traccia che più si accosta allo stile dei Dire Straits, senza avere né la stessa energia né lo stesso pathos. “Cruis’n Out In Space” e “Nothing’s Goin’On” non escono dagli schemi delle precedenti tracce e trascinano l’ascoltatore nella travolgente atmosfera rock che caratterizza l’interezza di un lavoro che si avvia alla fine con gli ultimi due brani. “Dancing In The Rain” chiude gli inediti in maniera meno rock e più soft, giocando molto sull’intesa basso-batteria nelle prime battute, mentre sfodera una decisa anima blues nei momenti solistici della chitarra degni di nota. Nulla da dire sulla versione radiofonica della title track, che pone la parola fine ad un disco gradevole da ascoltare, scorrevole e per nulla impegnativo. (Angelo Torre)