MARCO PACASSONI QUARTET "Grazie"
(2017 )
"Grazie" è il terzo lavoro in studio del Marco Pacassoni 4tet, album costituito da 10 brani intrisi di bravura ed estro musicale, ma anche di sensibilità e calore umano, un jazz pieno di sorprese. 6 pezzi sono scritti da Pacassoni, vibrafonista e marimbista, e 4 da Enzo Bocciero, pianista e tastierista. Completano il quartetto Lorenzo De Angeli al basso acustico e Matteo Pantaleoni alla batteria. Il brano d'apertura "Violet wall" mostra la fantasia all'opera: un pianoforte ritmico trasporta le note saltellanti della marimba, in 5/8, in maniera tenue ma decisa. "Peninsula" invece è più distesa, il synth propone un suono ambient sopra armonie di settima e nona. Dopo queste atmosfere rarefatte, "Laughing" risveglia con un tema melodico allegro e dei ritmi sincopati. La struttura del pezzo ricorda più il progressive, con repentini cambi di ritmo e di atmosfera; è ospitato anche un assolo di batteria. "Something changed", musica più posata, è introdotta dal basso che gioca coi propri armonici, e qui emerge in particolare il tratto caratteristico di queste composizioni: sono giocate più sulla melodia che su armonie sperimentali, l'aria si sposta costantemente dal piano al vibrafono al basso e così via, così tutti i musicisti "cantano", a turno. Gli assoli ci sono ovviamente, in questo caso soprattutto del basso, ma c'è una preponderanza della musica scritta, con un gusto per la concertazione, ovvero il dialogo fra strumenti. Con "Freedom" Marco introduce accanto alla marimba anche il vibrafono, che ad un certo punto viene lasciato solo ad eseguire un tema che prevede diverse blue notes; successivamente il basso torna in walking, la tipica camminata jazz, mentre la batteria riparte in swing, ed ecco un pezzo tradizionale per la gioia dei puristi, con appoggi di pianoforte che dondolano tra accordi aperti e leggere dissonanze, e un basso intento in una scatenata improvvisazione. E' ironico che il brano che prende il nome di Libertà sia il più classico dell'Lp. "Serenade for the unknowns", brano firmato da Bocciero, ha come protagonista un delicato tema di pianoforte, accompagnato dagli altri in maniera soffusa, fino ad un assolo di risposta di vibrafono. "St. Click" invece, dopo un'introduzione innocua fuorviante, si rivela allo scoccare del primo minuto un esperimento, dove il batterista sceglie pad elettronici, il tempo è in 11/8, e il tastierista utilizza un suono atmosferico che, per via di un certo accordo (per chi suona e vuole sentirlo, quarta eccedente più settima maggiore) ricorda tanto l'atmosfera dilatata che aveva creato Angelo Badalamenti per ''Twin Peaks''. Si tratta solo di una sensazione momentanea, perché poi l'attenzione viene catturata dall'assolo di piano elettrico ."Trantran" è un contrappunto tra marimba, pianoforte, basso e batteria, con un tema intrigante che comunica: "Sta accadendo qualcosa", suonato in 10/4. La voglia di giocare, seppure ad alta qualità, è evidente, e anche qui il tema sbarazzino si sposta fra gli strumenti e si alterna ad improvvisazioni fantasiose. Gli ultimi due brani, "Prelude to one day" e "One day (we'll play together)" sono quelli meno giocosi ma più emozionanti. Il preludio, interamente suonato dalla marimba, inizia con dei trilli, seguiti da una ninna nanna infantile, che poi viene sviluppata, giocando sulle dinamiche, suonando forte e piano e creando la sensazione di eco. "One day" invece viene fatta iniziare dalla batteria, che introduce un morbido tango. Fanno capolino gli ospiti, prima Riccardo Bertozzini alla chitarra acustica, che esegue un motivo a tratti davvero toccante; poi Amik Guerra al flicorno esegue un assolo altrettanto appassionato, seguito dalla marimba, che improvvisa alternando le note a molte pause, lasciando il tempo di percepire che tutto ciò che suona sia pensato in quel preciso momento, fissato nella registrazione. C'è un momento in cui il chitarrista fa degli stentati, cioè dà la sensazione che si stia guardando intorno cercando una soluzione, formale nella musica e narrativa nel racconto, "incertezza" musicale che viene acuita da un crescendo di tensione tramite una "corda tesa" di tastiera, una nota alta di pianoforte ribattuta. Il tutto viene risolto sfociando in accordi eroici che concludono il pezzo, lasciando gli ultimi secondi a una voce di bambina che ci saluta con una frase semplicissima a cui non pensiamo mai. Il "Grazie", dedicato al padre, va restituito al quartetto di Marco Pacassoni per questa lezione di eleganza per palati fini. (Gilberto Ongaro)